PESARO – Igli Meta, l’albanese reo confesso dell’omicidio del 17enne Ismaele Lulli, negli ultimi tempi aveva mandato “con continuità” alla sua fidanzata Ambera messaggi con minacce di morte al ragazzo, colpevole ai suoi occhi di aver avuto un fugace rapporto con la sua donna. E’ uno degli elementi, ma non l’unico, che ha portato il pm di Urbino Irene Lilliu a contestare agli indagati (oltre a Meta, reo confesso, Marjo Mema) la premeditazione.
Ambera è suo malgrado (non risulta indagata) il punto di snodo dell’inchiesta: sarebbe stata una sua occasionale relazione con Ismaele, alcuni mesi fa, il motivo scatenante della gelosia di Meta, che del tradimento era però venuto a sapere pochi giorni prima del delitto. Dal telefono cellulare della ragazza, che abita a Lunano, sarebbe poi partito il messaggino con cui veniva dato un appuntamento al 17enne – alla fermata degli autobus – rivelatosi una trappola. Ambera nega di averlo inviato e sostiene che Igli le avrebbe chiesto il telefonino per controllare sms, posta elettronica e messaggerie varie, approfittando quindi di quell’occasione per attirare la vittima, che altrimenti non si sarebbe mai incontrata con lui.
Sarà comunque l’esame delle celle telefoniche a collocare nei luoghi le persone e a capire come realmente siano andate le cose. Gli accertamenti sono affidati al Ris. Resta anche da capire il ruolo avuto da Marjo Mema. Il giovane nega di aver partecipato attivamente al delitto mentre Meta, che ha reso – ricorda il pm, escludendo il coinvolgimento di altre persone oltre ai due indagati – una “confessione piena, e dimostrato un atteggiamento collaborativo pieno e totale”, lo ha chiamato in causa.