BUDRIO – Igor il Russo, l’introvabile Norbert Feher che si è fatto beffe della giustizia italiana non facendosi prendere dopo vari omicidi a proprio carico, ha anche preso in giro le autorità del nostro Paese: “Non sono obbligato a rispondere! Nessuna autobiografia! Grazie! Per caso volete scrivere un libro???”. Questo, riporta il Resto del Carlino, avrebbe scritto Igor quando dovette compilare un formulario per il decreto di espulsione nei proprio confronti.
La vicenda è ricostruita egregiamente da Gilberto Dondi sul Resto del Carlino:
Ma partiamo dal 2007. Il 12 giugno i carabinieri di Rovigo arrestano per rapina tal Igor Vaclavic, nato a Taskent, in Uzbekistan, il 21 ottobre 1976, e residente a Novosibirsk, in Russia. Fin da allora, però, l’uomo ha un alias, cioè un altro nome (che all’epoca viene ritenuto falso): Norbert Feher. È scritto nell’atto di ingresso compilato dal carcere di Rovigo. Nessuno sa che quello è il nome vero. Si scoprirà solo dieci anni dopo, quando Igor uccide per la prima volta. Torniamo al 2007: secondo i documenti Feher sarebbe nato in Ungheria, a Segedin, una cittadina al confine con la Serbia che dista un tiro di schioppo da Subotica, la vera città natale. Dunque, fin da allora, la vera identità del killer era ‘quasi’ nota. Il problema è quel quasi. Infatti l’uomo è senza documenti e dichiara una sequela di falsità che si trascina per anni.
Non solo. Assieme alle bugie, come detto, il serbo si diverte anche a schernire le autorità durante il farraginoso iter burocratico per cacciarlo. La Questura di Rovigo scrive al Consolato generale della Russia a Milano per chiedere conferma della identità di Igor e, nel frattempo, al ‘russo’ nel 2008 viene chiesto di riempire alcuni moduli. Fra questi c’è il formulario che Igor compila in stampatello, in parte in italiano e in parte in cirillico. Parte dicendo di essere nato e cresciuto in Unione Sovietica e di essere figlio di Sergey e Tatiana.