“Il vaccino rende liberi”: così il professore Gandolfo Dominici ha modificato la frase della famosa foto che ritrae l’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. Lo ha fatto in risposta a un tweet del segretario del Pd Enrico Letta, in cui era scritto che il vaccino è “libertà di andare a scuola in presenza, di viaggiare, di intraprendere, di partecipare ad attività culturali”.
Professore posta foto di Auschwitz con scritta Il vaccino rende liberi
“Il vaccino rende liberi” con la foto di Auschwitz, la risposta di un prof dell’Università di Palermo a LettaIl fotomontaggio sta provocando polemiche nel mondo accademico e non solo. L’autore è il professore associato Gandolfo Dominici, docente di Scienze economiche, aziendali e statistica dell’Università di Palermo, che ha commentato un post del segretario del Pd Enrico Letta associando il vaccino al lager nazista.
Al post di Enrico Letta, che definiva il vaccino una scelta di libertà, il docente – che ha pubblicato diversi commenti critici contro i vaccini e la gestione della pandemia da parte del governo – ha risposto con la foto dell’ingresso del campo di Auschwitz , sostituendo la scritta “Arbeit Macht Frei” (il lavoro rende liberi) con la frase “il Vaccino rende liberi”. Nel suo profilo twitter il professore rimanda ad un canale Telegram con 210 iscritti dove si rilanciano le tesi contro i vaccini e il green pass.
Il rettore dell’Università di Palermo si dissocia
Immediata la reazione del rettore dell’ateneo, Fabrizio Micari: “Mi dissocio in maniera netta e completa da quanto pubblicato su un social network da un docente dell’Ateneo. L’associazione del vaccino contro il Covid al motto dei campi di sterminio nazisti è totalmente inopportuna e gravemente offensiva. Per quanto l’Università sia un luogo aperto alla libertà di pensiero e di dibattito appare intollerabile e raccapricciante la strumentalizzazione di una delle pagine più drammatiche della storia per esprimere una personale posizione. L’Ateneo seppure nel rispetto delle opinioni – conclude il Rettore – stigmatizza tale modalità di espressione, estremamente lontana dallo spirito accademico di diffusione di un pensiero responsabile, basato sull’oggettività e sulla conoscenza”.