Il Virus del Nilo minaccia i trapianti negli ospedali del Nord Italia

Non c’è solo il virus H1N1 ad allarmare la sanità italiana. In sette province del nord-est tra cui Venezia e Bologna, c’è un virus detto del Nilo o della “febbre del Nilo occidentale” che viene trasmesso da alcune zanzare. Questo virus l’estate scorsa ha messo a dura prova il centro trapianti dell’Azienda ospedaliera universitaria di Bologna, struttura molto nota e ben funzionante della sanità dell’Emilia Romagna. Qui è stato trapiantato un fegato di una donatrice che era stata colpita dalla “febbre del Nilo”: tramite l’organo, è stata contagiata anche la paziente che ha ricevuto il fegato e che ora, per fortuna, è fuori pericolo.

Di questo preoccupante caso, se n’è cominciato a parlare solo un mese dopo che era accaduto: il virus ha così messo a rischio le donazioni di cordoni e i trapianti di cui questa struttura sanitaria è specializzata. Il virus può provocare, nei casi più gravi, anche la meningite.

Al momento, la struttura sanitaria bolognese ha adottato alcune misure sanitarie utili a contrastare il nuovo virus e la sua incubazione. Il protocollo prevede un’attesa di quattro settimane prima di un’eventuale donazione di sangue per chi ha soggiornato una sola notte in una delle zone a rischio. Le mamme che hanno fatto richiesta di esportare presso banche estere un campione di sangue del cordone ombelicale sono state messe in lista d’attesa. Il nulla osta è stato concesso con una nota informativa allegata:  qualora abbiano soggiornato «in orario serale e anche una sola notte in Emilia Romagna o nelle province a rischio, durante l’ultimo mese di gravidanza, al momento dell’eventuale utilizzo del campione di cellule staminali cordonali sarà necessaria l’esecuzione della ricerca dei costituenti virali, non potendo escludere un ipotetico rischio infettivo».

Nelle aree comprese tra la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna in cui la zanzara è stata avvistata, l’allarme è comunque sotto controllo  dato che la stagione estiva è finita e sono state fatte le opportune disinfestazioni. Simonetta Pupella, responsabile dell’area sicurezza del Centro nazionale del sangue spiega: «Siamo di fronte ad un virus non pericoloso o aggressivo che si trasmette attraverso il sangue. Se la malattia non crea problemi nella maggior parte delle persone sane, chi riceve una trasfusione in genere è debilitato e ha difese immunitarie basse. In queste circostanza il virus può diventare pericoloso».

Dall’agosto del 2008 in Italia ci sono stati 24 casi di meningioencefalonite da “West Nile”, 11 dei quali solo nella provincia di Rovigo, la più colpita in assoluto. Questo nuovo virus dovrà essere monitorato in futuro «perché potrebbe interessare anche dove non è presente» spiega Giorgio Pelù, direttore del laboratorio di virologia di Padova.

La zanzara semplice (Culex) viene infettata da uccelli come cornacchie, corvi , gazze e piccioni. Il virus era stata già isolato nel 1937 in una zona dell’Uganda ma era diventato famoso nel 2002 per aver scatenato un’epidemia negli Stati Uniti. Anche l’infettivologo Antonio Cassone rassicura: «Superato l’inverno la zanzara potrebbe ritornare. Ma non è detto che il focolaio si ripeta. Comunque i casi gravi sono pochi, chi rischia di più sono gli anziani».

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