ROMA – “Ilaria Alpi l’hanno uccisa gli italiani”: questa frase, pronunciata durante una conversazione da due cittadini somali residenti in Italia nel 2012, potrebbe portare alla riapertura dell’inchiesta sulla morte della giornalista della Rai e dell’operatore Miran Hrovatin, uccisi in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo del 1994.
L’intercettazione è nelle carte di un’inchiesta congiunta delle procure di Firenze e Catania che sette anni fa portò all’arresto di 55 persone, tutte somale, accusate di traffico di esseri umani. E’ stata trasmessa alla magistratura romana solo pochi giorni fa, proprio alla vigilia dell’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari chiamato a decidere in merito alla richiesta di archiviazione avanzata nel luglio scorso dalla Procura capitolina.
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L’incartamento è stato depositato al gip di piazzale Clodio il 16 aprile scorso. Del contenuto della conversazione dà notizia il programma di Rai3 Chi l’ha visto?. Nel dialogo i due cittadini somali fanno riferimento a dei soldi arrivati dal Paese africano e destinati all’avvocato difensore di Hashi Omar Hassan, il giovane arrestato e condannato ingiustamente per l’omicidio della giornalista del Tg3.
“Che cosa è successo a questo uomo che è in carcere?”, chiede uno dei due interlocutori. “Ti ricordi la giornalista che avevano ucciso al paese e si chiamava Ilaria Alpi? – gli viene risposto -. Lui è il ragazzo che hanno detto che l’ha uccisa ed è ancora dentro il carcere, se anche sanno chi l’ha uccisa, l’hanno uccisa gli italiani stessi, poi lui lo hanno portato qui per testimoniare ed invece hanno condannato lui”.
La procura di Firenze ha chiesto di trasmettere le intercettazioni alla procura di Roma nel dicembre del 2012, quando Hassan era in carcere. Ma i documenti sarebbero stati protocollati solo nel gennaio del 2018.
Alla luce di queste novità investigative il gip di Roma ha aggiornato l‘eventuale discussione sulla richiesta di archiviazione al prossimo 8 giugno. Nelle prossime settimane i pm lavoreranno sulle nuove carte in possesso al fine di individuare possibili nuove piste investigative anche su presunti depistaggi legati alla vicenda del falso testimone Ahmed Ali Rage, detto Gelle. Quest’ultimo in un primo momento aveva accusato un miliziano somalo, Omar Hashi Hassan, (condannato a 26 anni e poi assolto nella revisione del processo svoltasi a Perugia) per poi ritrattare tutto. Alcuni giorni fa Hassan ha ottenuto dalla Corte d’Appello di Perugia un risarcimento di oltre tre milioni di euro per “errore giudiziario”.