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Ilaria Cucchi vuole querelare Salvini: “Stefano non è morto per la droga”

di Daniela Lauria |15 Novembre 2019 12:16

Ilaria Cucchi (Foto d'archivio Ansa)

Ilaria Cucchi (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Ma che c’entra la droga? Se lo chiedono in molti dopo le parole di Matteo Salvini sulla sentenza Cucchi. Se lo sono chiesto i cronisti che a Bologna hanno raccolto il suo commento a caldo, subito dopo le condanne. E se lo domanda anche Ilaria Cucchi che ora valuta l’idea di querelarlo. 

Il riferimento è alle parole del leader della Lega dopo la condanna di due carabinieri a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale per la morte di Stefano Cucchi. Sentenza che è stata così interpretata da Salvini: “Io sono vicinissimo alla famiglia – ha detto – in Italia chi sbaglia paga”, ma il caso “dimostra che la droga fa male sempre e, comunque, io combatto la droga in ogni piazza”.  

Ai microfoni di Circo Massimo, in diretta su Radio Capital, Ilaria Cucchi ha replicato: “Che c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto”. “Anch’io da madre sono contro la droga – ha aggiunto – ma Stefano non è morto di droga. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini”.

Intervenendo su Rtl 102.5 la sorella di Stefano ha poi spiegato: “Io sono ancora frastornata, sono passati tanti anni in cui abbiamo sentito parlare di Stefano che era morto di suo. Oggi qualcuno è stato chiamato a rispondere per la sua morte ed è stato riconosciuto che Stefano Cucchi è stato ucciso. Cosa che, sia io che tutti coloro che hanno voluto approfondire questa storia e non piegarsi alle ipocrisie, sapevamo fin dal principio. Però ci sono voluti dieci anni per farlo riconoscere in un’aula di giustizia”. 

Quanto al baciamano fattole da un carabinieri dopo il verdetto, Ilaria Cucchi aggiunge: “Devo dire che è stato un momento emozionante, perché racchiude un po’ quello che diciamo da sempre. Anche se da più fronti si è voluto far passare il concetto che noi fossimo in guerra con le istituzioni e con l’Arma dei Carabinieri, quello che sta accadendo oggi anche nel processo sui depistaggi, dimostra che non è così e anzi, tutt’altro. L’Arma dei Carabinieri è stata danneggiata quasi quanto la famiglia di Stefano Cucchi da ciò che è avvenuto”.

“Il mio pensiero – ha concluso – va a tutti quelli che non ce la fanno, perché queste battaglie sono difficilissime e devastanti, spero di riuscire a dare un segnale di speranza”.

Fonte: Ansa

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