BERGAMO – “Una ragazza mi ha chiesto: conosci Bin Laden? Ma è mio fratello! Lui ha mandato me qua!”. A parlare al telefono è Hafiz Muhammad Zulkifal, l’imam della moschea di Zingonia, in provincia di Bergamo, arrestato venerdì 24 aprile nell’ambito dell’operazione antiterrorismo della procura di Cagliari che ha portato in cella altri 8 stranieri, pakistani e afghani.
Da almeno 10 anni gli inquirenti lo tenevano “sotto osservazione”. Nella telefonata, risalente al primo settembre del 2011, Zulkifal si vantava col suo interlocutore di essere stato mandato in Italia proprio dall’ex capo di al Qaeda per fare proseliti per la jihad. Bin Laden era morto nel maggio di quell’anno, in seguito a un blitz dei Navy Seal nel suo rifugio di Abbottabad.
E ancora, il giorno di Natale del 2005 è al telefono con un suo connazionale Abdul Ghafoor che gli ricorda gli impegni appuntati in agenda: Ghafoor gli riferisce che avrebbe dovuto prendere parte a una “mashwara”, vale a dire un consiglio islamico per Al Qaeda. E Zulkifal tenta invano di correggerlo: “Guarda che la parola in agenda è Alqa”, che in pakistano non vuol dire nulla.
Per la Procura di Cagliari e il Servizio centrale antiterrorismo, Zulkifal era a capo di un’organizzazione fondamentalista islamica che si occupava di raccogliere fondi in Italia da destinare ad attentati terroristici in Pakistan. Ma al momento non v’è traccia del presunto denaro raccolto per la Jihad a Zingonia. Ci sarebbero però gli sms e decine di intercettazioni telefoniche che confermerebbero i rapporti dell’imam con al Qaeda.
Inoltre gli inquirenti “non escludono” che alcuni suoi sermoni tenuti in moschea fossero di matrice fondamentalista. L’Eco di Bergamo riporta alcuni stralci dell’ordinanza di arresto firmata dal gip Giorgio Altieri: Zulkifal è accusato di
“aver promosso, costituito, organizzato e diretto un’associazione transnazionale che si propone il compimento di atti di terrorismo all’estero, quali attentati contro infrastrutture di interesse pubblico in Pakistan e Afganistan, uccisione di esponenti di istituzioni pubbliche o di fedeli di altre religioni, al fine di arrecare grave danno a quegli Stati e di intimidirne la popolazione”.
Tale organizzazione da lui gestita in Italia, sarebbe responsabile di almeno sette attentati portati a termine in patria: il più grave l’esplosione al mercato di Peshawar che, il 28 ottobre del 2009, uccise oltre cento persone in Pakistan.
Zulkifal, in Italia da 15 anni, era in possesso di regolare permesso di soggiorno e aveva inoltrato richiesta per ottenere la cittadinanza italiana. Secondo quanto riportato dall’Eco di Bergamo, sarebbe anche il mandante dell’omicidio di due suoi connazionali della provincia di Brescia che, nel maggio del 2011 furono accusati di aver violato la legge islamica.