“Imane Fadil non è stata avvelenata”: secondo l’autopsia è morte naturale

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Imane Fadil in una foto Ansa

MILANO – E’ atteso per l’inizio della prossima settimana il deposito della relazione dei consulenti medico legali sulla morte di Imane Fadil, una delle testimoni ‘chiave’ del caso Ruby, deceduta ormai più di quattro mesi fa, il primo marzo scorso, all’Humanitas di Rozzano dopo una lunga agonia.

Mentre, stando ad indiscrezioni di questi giorni, gli accertamenti potrebbero aver escluso l’ipotesi dell’avvelenamento doloso e si propenderebbe per una morte per cause naturali, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che segue l’inchiesta coi pm Gaglio e Pavan, ha spiegato che, al momento, la consulenza “non è stata depositata” dagli esperti alla Procura.

Il procuratore aggiunto, dunque, ha precisato che una risposta “ufficiale” sulle cause del decesso di Fadil si potrà avere con il deposito degli esiti finali dell’autopsia, dopo i complessi accertamenti di questi mesi. Anche se, già nei giorni scorsi, sono circolate indiscrezioni sugli esiti della consulenza.

Lo scorso marzo, il procuratore capo di Milano Francesco Greco aveva parlato di valori nel sangue in cui era presente un’alta concentrazione di alcuni metalli, in particolare il cadmio e l’antimonio, quest’ultimo presente con un valore di quasi tre volte superiore. Il cadmio urinario appariva invece essere superiore di quasi sette volte rispetto al range normale. Prima di pronunciarsi definitivamente sulla vicenda, Greco aveva aggiunto di attendere “l’esito dell’autopsia“. La donna era invece risultata negativa anche ai test sui veleni più comuni, in particolare l’arsenico. 

Fonte: Ansa 

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