Immigrati, Maroni/ ”Riportati in Libia altri 240 clandestini”, esulta la Lega. Il Pd: ”Orrenda campagna elettorale”

Pubblicato il 10 Maggio 2009 - 19:20| Aggiornato il 11 Maggio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Secondo “respingimento” nel giro di pochi giorni nel Mediterraneo a opera di motovedette italiane. Sono stati riportati a Tripoli, a bordo del pattugliatore Spica della Marina Militare i 162 migranti, tra cui 42 donne e due neonati, soccorsi ieri a sud di Lampedusa in acque internazionali, a quanto riferisce La Repubblica.

 Il numero potrebbe essere più elevato poiché il ministro dell’Interno Roberto Maroni, al suo arrivo agli Stati Generali della Lega a Vicenza, ha annunciato “abbiamo riportato a Tripoli altri 240 clandestini”, senza specificare se ci siano state nelle ultime ore altre operazioni. Gli extracomunitari saranno trasferiti in un centro di detenzione libico così come gli altri 227 accompagnati a Twescha, a 35 chilometri da Tripoli, tre giorni fa.

Il responsabile del Viminale ha assicurato che «la linea della fermezza, in materia di immigrazione, continuerà finché gli sbarchi non cesseranno. Accanto a questo continuerà anche l’accoglienza per chi arriva e riesce ad entrare con la verifica se ci sono o meno i requisiti per l’ottenimento dello status di rifugiato. Ma la linea è quella dei respingimenti. Chi non entra nelle acque territoriali italiane sarà rispedito da dove è venuto – ribadisce con forza Maroni – così come prevedono le normative internazionali che noi applichiamo rigorosamente». «Negli ultimi cinque giorni – afferma Maroni – sono stati respinti oltre 500 clandestini».

Il tema dei rimpatri continua insomma a tenere banco nel dibattito politico. La Lega ha apprezzato le recenti parole del premier, Silvio Berlusconi («siamo contrari all’idea di un’Italia multietnica»). «Gli daremo la tessera della Lega perché si è “pontidizzato”» afferma il ministro Roberto Calderoli. «La nostra linea fa proseliti» aggiunge il segretario federale della Lega Nord, Umberto Bossi.

Pieno appoggio alle affermazioni del premier anche dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa. «Sostenere che la società italiana debba essere assolutamente convinta che occorra mantenere la propria identità, tradizioni, cultura, non significa che non possono diventare italiani persone di qualunque religione, razza e provenienza, ma significa che non bisogna disperdere la nostra storia che ci vede unici nel mondo.

Non mancano però le critiche alla linea dura di Maroni e alle frasi di Berlusconi sull’immigrazione. «Strumentalizzare questo tema a fini di campagna elettorale – attacca Dario Franceschini – è orrendo e disgustoso». «Per coprire le sue imbarazzanti vicende personali e per non parlare della distanza siderale tra le cose promesse in Abruzzo e quello che c’è nel decreto – afferma il segretario del Partito democratico – si inventano una cosa simbolica sull’immigrazione. Trovo orrendo che si usino i drammi delle persone per cavalcare un argomento popolare».

Critiche anche da Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati in alcune dichiarazioni rilasciate a Repubblica. «Respingere in Libia gli immigrati entra in rotta di collisione col diritto di asilo, così come è regolato da leggi nazionali, europee e internazionali. Esiste infatti il principio del non respingimento nel caso di gente bisognosa di protezione».

«La Libia – prosegue la Boldrini – non ha firmato la convenzione di Ginevra sui diritti di rifugiati, non ha un sistema di asilo in linea con gli standard previsti e non possiamo entrare in tutti i centri di detenzione. Non siamo in grado di garantire la loro effettiva protezione se vengono rispediti in Libia, dove stiamo lavorando per avere un riconoscimento formale della nostra presenza potendo così entrare nei centri».

«Visto che sono stati mandati in un paese che non ha firmato la convenzione di Ginevra, per l’Unhcr sarebbe importante che l’Italia ottenga dalla Libia le rassicurazioni che le persone bisognose di protezione non verranno rimandate nei paesi di origine da cui sono fuggite a causa di persecuzione. In passato – conclude la portavoce dell’Unhcr – purtroppo ci sono state situazioni di questo genere e di alcuni non si è mai più saputo nulla».