Immigrazione: in Italia l’integrazione è più semplice per le casalinghe

Sono le donne, specie se casalinghe, che vivono nei piccoli comuni o nel centro Italia, quelle che percepiscono un livello più alto di integrazione con gli immigrati. Inoltre il livello di integrazione sarebbe direttamente correlato alla percentuale di immigrati rispetto alla popolazione residente. E’ quanto rileva uno studio del centro di ricerca Coesis, che sottolinea come nelle regioni del Nord Italia il livello di integrazione sia debole per via di una maggiore densità degli immigrati. Per contro, nel Centro e Sud Italia il livello di integrazione è più forte a fronte di una densità minore di stranieri.

In questo senso le regioni del Centro Italia dimostrano, a fronte di una pur consistente presenza straniera un senso di integrazione maggiore. Secondo quanto dichiarato al Coesis nelle interviste telefoniche da mille residenti maggiorenni, ”i comuni compresi tra 10 mila e 100 mila abitanti, e le grandi città delle regioni centrali italiane (Toscana, Lazio, Umbria e Marche), hanno il valore di integrazione maggiore di tutta la penisola (è rispettivamente di 20 e 18 punti percentuali la differenza con coloro che hanno dichiarato un livello di integrazione bassa)”.

Rispetto al profilo di quanti hanno dichiarato di vivere in un comune con un forte livello di integrazione tra italiani e stranieri, il Coesis sottolinea che ”sono più donne che uomini. L’integrazione percepita è direttamente proporzionale al crescere dell’età e non risulta correlata al titolo di studio: la differenza tra chi percepisce un’alta integrazione e chi ritiene che sia bassa e’ del 3% per i 18-34enni, 7% tra 35-54 anni, 8% tra gli individui sopra i 54 anni”.

Dichiarano di percepire una maggiore integrazione le casalinghe (13 punti percentuali), appena sotto la media gli studenti, i pensionati e gli operai specializzati. Molto al di sotto della media (a segnalare quindi bassa integrazione percepita) gli insegnanti e gli impiegati.

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