Imola. “Prestavano” i figli agli amici per incontri hard, accusati i genitori

Sono accusati di aver fatti incontrare il loro due figli, di sette e undici anni, a dei conoscenti che poi li avrebbero violentati. Per questa accusa il pm Lorenzo Gestri, a conclusione del processo davanti al Tribunale di Bologna, ha chiesto una condanna otto anni per il padre e sette anni e mezzo per la madre. Sei anni e mezzo sono stati chiesti per un cittadino pakistamo mentre, per altri quattro imputati è stata chiesta l’assoluzione. In fase di udienza preliminare era gia’ stato assolto con rito abbreviato un ottavo imputato, Vanes Rambaldi, agricoltore.

La vicenda si svolse a Imola. Qui la polizia scoprì i presunti abusi sui due fratellini, una bimba e una maschietto. Sei persone finirono anche in carcere: il padre delle piccole vittime, che da allora vivono lontane dai genitori, la madre di 44, due ultrasettantenni, il pakistano e lo stesso Rambaldi. Sul processo ha gravato una perizia del gip – ripresa poi dal Tribunale del Riesame per togliere obblighi agli indagati – che aveva smontato alcuni puntelli dell’accusa.

Sulle dichiarazioni della ragazzina, alla base delle accuse, una consulenza tecnica disposta dal gip – avevano ricordato i giudici del riesame nella loro ordinanza – ha introdotto «notevoli elementi di dubbio in ordine all’attendibilità, e alla conseguente utilizzabilità, delle dichiarazioni rese dalla minore». Le consulenti del gip – avevano sottolineato i giudici – «hanno aspramente criticato il modus operandi dell’audizione della minore da parte del consulente allora nominato dal pm. Si afferma in particolare che l’audizione è avvenuta violando i piu’ elementari canoni vigenti in materia, offrendo alla bambina, in particolare, ricompense a fronte di dichiarazioni compiacenti, rivolgendole domande incalzanti e suggestive, e, cio’ che stupisce e al contempo allarma, suggerendole a volte le risposte».

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