Imprenditore veneto: “Assumo ma trovo solo stranieri. Gli italiani non hanno fame”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Agosto 2013 - 13:11 OLTRE 6 MESI FA
Imprenditore veneto: "Assumo ma trovo solo stranieri. Gli italiani non hanno fame"

Giovanni Pagotto

ORMELLE (TREVISO) – Giovanni Pagotto è un  imprenditore che a Ormelle in provincia di Treviso ha fondato la Arredo Plast Spa, holding da 230 milioni di fatturato, maggior fornitore di prodotti in plastica per l’Ikea. L’azienda cresce spiega Pagotto, lui assume ma riesce ad inserire in organico personale italiano. Il 90% dei dipendenti che lavorano al comparto produzione sono extracomunitari. Chi sta alle macchine è impegnato su tre turni sette giorni su sette, e questo fa già storcere il naso ai locali che non volgiono lavorare, seppure una sola volta a settimana, di sabato e domenica.

“Gli italiani non hanno fame Tuona Pagotto a Gianni Favero del Corriere della Sera che l’ha intervistato. Ecco l’intervista pubblicata oggi 14 agosto:

Eppure ci sono ingegneri che da lei hanno fatto carriera. La fabbrica di Motta che lavora solo per Ikea è diretta da uno di questi. 

PAGOTTO – “Si, però quando il ragazzo è arrivato lo abbiamo messo a “tirare bulloni”, mica in ufficio. Ha fatto strada un po’ alla volta “.

E gli altri? Gli ambienti qui sono puliti, la paga è quella del contratto e i superminimi non mancano. Cosa c’è che non va? 

PAGOTTO – “C’è che gli italiani non hanno fame. A 16 anni andavo in bicicletta da Ormelle a Conegliano per lavorare alla Zanussi, a 27 ero responsabile di mille operai. Prova a dirgli a questi qua che una volta al mese devono lavorare il sabato o la domenica. Capisco che fare i turni è un sacrificio ma le macchine qui non possono fermarsi”.

 “Gli stranieri sono più disponibili, insomma? 

PAGOTTO – “Mi tocca dire di si. Qui dentro ce n’è da ogni parte del mondo, uomini e donne”.

“Comunque sia, il suo gruppo cresce sempre da anni. Uno stabilimento dopo l’altro, lei ha messo su un impero. Ikea pesa solo per un quinto o poco più del suo business ma è un’ottima credenziale. Segno che non è vero che in Italia non si possa fare industria. 

PAGOTTO – “Nel 2000 ho venduto la Glass Idromassaggio di Oderzo ad un gruppo americano. Mi hanno dato una cifra notevole e l’ho investita tutta in questi capannoni. Il fatto è che dieci anni più tardi gli stessi capannoni li avrei messi all’estero”.

 Perché? 

PAGOTTO – “Devo fare l’elenco? Burocrazia, tasse, costo del lavoro e dell’energia. Ecco perché per rimanere competitivo, e per certi prodotti lo siamo più dei cinesi, le mie macchine estremamente automatizzate non devono fermarsi mai. A tre giorni da un ordine Ikea vuole i prodotti in ogni suo negozio d’Europa”.

 A parte Ikea, i vostri clienti chi sono? 

PAGOTTO – “Le vendite sono per l’85% all’estero. Negli Usa la nostra controllata canadese rifornisce Walmart, la più grande catena di vendita al dettaglio del mondo. Ma i nostri articoli in plastica si trovano un po’ dappertutto nella grande distribuzione»”.

 I conti come sono, fatturato a parte?

PAGOTTO – “L’Ebitda è vicino al 14,5%, quando c’è in giro qualcosa di interessante da rilevare cerchiamo di farlo, e finora sempre con mezzi nostri”.

E qualcuno che vi chieda di diventare socio c’è? 

PAGOTTO – “Più di qualcuno, ma i fondi d’investimento ragionano in un modo che mi piace poco. Fino a poche settimane fa stavamo dialogando con uno americano, poi le trattative si sono fermate. All’inizio volevano una quota di minoranza, poi hanno cominciato a parlare di 51% e abbiamo chiuso il discorso”.

Contare su liquidità propria non può continuare all’infinito se volete allargarvi. Mai pensato alla borsa? 

PAGOTTO – “Si, ma non è ancora il momento. Adesso il valore del titolo non rispecchia mai quello reale. Ci vorranno almeno due o tre anni prima che una quotazione torni ad essere una scelta interessante”.