Impronte digitali: esenti prof, magistrati, militari, poliziotti… Perché?

Impronte digitali: esenti prof, magistrati, militari, poliziotti... Perché?
Impronte digitali: esenti prof, magistrati, militari, poliziotti… Perché?

ROMA – Al dipendente pubblico non si chiederà più di estrarre il badge per entrare in ufficio, dovrà invece porgere il dito: saranno le impronte digitali a identificarlo e marcare così l’orario di servizio. Non solo, a scanso di equivoci, la scena sarà ripresa da telecamere ad hoc. Tuttavia le norme introdotte dalla legge “Concretezza” dal ministro della P.A. Giulia Bongiorno non valgono per tutti.

Gli esentati e perché. Restano esclusi gli insegnanti per cui fa fede il registro di classe. Invece rientrano i dirigenti. E i presidi non fanno eccezione, anche se per loro ci sarà un decreto apposito. Come da tradizione, il personale non contrattualizzato – dai magistrati ai prefetti – risponde ad altre regole.

Tra le categorie esentate anche il personale militare, delle forze di polizia di Stato, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; il personale diplomatico e prefettizio; professori e ricercatori universitari.

Manca l’ok del garante della privacy. L’era delle impronte è quindi alle porte, ma per avere una road-map precisa bisognerà attendere i vari pareri sul regolamento, in primis quello del Garante della Privacy, che non ha mancato di far sentire le sue critiche. Servirà poi un’intesa in sede di Conferenza unificata, visto che gli apparecchi andrebbero installati anche nei Comuni più piccoli.

Sindacati contro: “Investimenti, non risposte populiste”. Dura la reazione dei sindacati che chiedono di “evitare di alimentare il clima di sfiducia verso il lavoro pubblico per gli sbagli di pochissimi”. La Cgil definisce i nuovi controlli “una risposta retorica e populista per nascondere una vera difficoltà di capacità politica e investimenti per cambiare davvero le pubbliche amministrazioni cui servono investimenti e risorse”. (fonte Ansa)

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