Inchiesta G8, Curi smentisce ancora Bertolaso: “Ho riavuto le chiavi di casa solo nel 2007”

Pubblicato il 17 Giugno 2010 - 15:18 OLTRE 6 MESI FA

Guido Bertolaso

La casa di via Giulia fu nella disponibilità del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso “dal 2003 all’inizio del 2007, credo marzo o aprile”. Raffaele Curi, il proprietario dell’appartamento che, secondo gli inquirenti perugini che indagano sulla cricca degli appalti, sarebbe stato messo a disposizione di Bertolaso da Diego Anemone, conferma la sua versione e contraddice, nuovamente, quella fornita agli inquirenti dal capo della Protezione Civile nell’interrogatorio di mercoledì scorso.

“All’inizio del 2003 – racconta Curi in un’intervista all’Ansa – venne da me Zampolini dicendo che aveva bisogno di un appartamento per una persona importante, che poi mi disse essere Bertolaso. Mi diede tre mesi di affitto anticipato e mi disse di stare tranquillo”.

Curi sottolinea di aver riavuto le chiavi dell’appartamento “all’inizio del 2007, mi sembra di ricordare a marzo o ad aprile” e ribadisce che a pagare l’affitto era Angelo Zampolini, secondo gli inquirenti il riciclatore di Anemone. “Non ho mai sentito parlare né del cardinale Sepe né tantomeno del professor Silvano e di Anemone – prosegue – non so chi siano. Io ho avuto a che fare solo con Zampolini”.

Curi racconta di aver acquistato l’appartamento “verso la fine degli anni Settanta” da Alberto Roda e, dunque, di non aver nulla a che fare con Propaganda Fide né con il cardinale Sepe, “che non ho mai conosciuto”. Nell’interrogatorio di mercoledì, Bertolaso ha spiegato ai magistrati di Perugia di aver contattato “personalmente” l’attuale arcivescovo di Napoli, che conosceva da tempo. Nella primavera-estate del 2003 il sottosegretario aveva infatti chiesto e ottenuto, per vicende personali, di soggiornare presso il collegio universitario di Propaganda Fide a Roma.

Ma la sua attività lavorativa, ha sostenuto lui stesso nella nota diffusa mercoledì dopo l’interrogatorio, si era però “mostrata incompatibile con il regime di vita degli studenti dell’ateneo a causa degli orari imposti dalla sua attività istituzionale”. A quel punto Sepe indirizzò Bertolaso dal professor Silvano, che gli mise a disposizione l’appartamento di via Giulia. Il sottosegretario ha anche sostenuto di avere soggiornato nella casa “per un breve periodo nel 2003” quando tornò a vivere nella sua abitazione e ai magistrati ha anche rivelato di aver mantenuto la disponibilità dell’appartamento, senza comunque soggiornarvi, per un altro anno, quando restituì le chiavi. Dunque nel 2004. Oggi però Curi dice di aver riavuto le chiavi, “da Zampolini” nel 2007: quindi tre anni dopo rispetti a quanto affermato  da Bertolaso.

Come mai questa differenza di tempi? “Non lo so – risponde – dovete chiedere ad altri. E comunque in quella casa non c’é mai stato nessun altro”. “Era Zampolini a pagare l’affitto per Bertolaso, io non ho mai sentito nulla di Anemone”. E di Sepe o del professor Silvano? “Non ne so nulla, io ho avuto a che fare solo con Zampolini” ripete il regista. Quanto al canone ricevuto – concordato in 1.500 euro – Curi sostiene che “nei quattro anni, sarà stato pagato poco più della metà dell’interno importo che avevamo concordato. E non a scadenze fisse ma a periodi alterni, soprattutto in seguito alle mie proteste”. Un pagamento, tra l’altro, in nero. “Io ho chiesto più volte a Zampolini che fosse firmato il contratto – racconta – ma lui mi rispondeva che Bertolaso non aveva mai tempo. E così mi hanno pagato in nero”.

Anche per quanto riguarda le bollette delle utenze, la versione di Raffaele Curi è opposta a quella del sottosegretario. Ai magistrati infatti Bertolaso ha detto di aver pagato lui tutte le utenze. “Non avevo fatto la voltura di tutti i contratti – spiega oggi Curi – e dunque non posso escludere che abbia pagato parte di quelle intestate a Roda. Ma tutte quelle intestate a me, io le ho date a Zampolini e lui mi diceva che avrebbe provveduto a saldarle”.