Inchiesta G8, nel pc i 400 nomi della “Lista Anemone”

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 - 01:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sono più di 400 i nominativi contenuti nella cosiddetta ”lista Anemone”, o meglio l’ ”elenco commesse” trovato sul computer di Daniele Anemone, fratello di Diego, il costruttore romano ritenuto una figura chiave della ”cricca” degli appalti. Nelle carte allegate all’avviso di conclusione indagini della procura di Perugia viene riportato l’intero elenco, con le precisazioni fornite voce per voce dallo stesso Daniele Anemone nel corso di un interrogatorio reso il 27 maggio scorso.

Il giorno precedente il costruttore aveva spiegato che le voci riportate ”riguardano indirizzi, nominativi di società e di persone ed altre circostanze” e che tali appunti riportano ”indicazioni relative a sopralluoghi per preventivi di lavori, acquisto e vendita di appartamenti e capannoni di nostra proprietà”. Tra i nominativi – molti dei quali già trapelati nei mesi scorsi – quelli di enti ed istituzioni come Palazzo Chigi, la Protezione civile, il Ministero dell’Interno, la Guardia di Finanza; professionisti, giornalisti, religiosi (c’è anche una ”donazione alle suore in Albania”), funzionari pubblici, gli stessi dipendenti di Anemone (come uno al quale è stata ”sostituita una maniglia”), amici di famiglia.

Daniele Anemone spiega, caso per caso, quali lavori sono stati realizzati (con relativa fatturazione), e quando invece è stato eseguito soltanto un preventivo senza dar seguito a interventi, ma in diversi casi non ricorda a che cosa faccia riferimento l’annotazione.

Secondo gli investigatori della Guardia di finanza, la ”lista Anemone” nasconderebbe una contabilità ”parallela” che avrebbe consentito all’azienda di evadere oltre 70 milioni di euro dal 2005 al 2009. La contabilità ”parallela”, sostengono ancora gli investigatori, era ”criptata” e poteva essere letta esclusivamente da chi era in grado di decodificare i codici con i quali ogni elemento della lista era contrassegnato. Cioè soltanto da Daniele Anemone, nel cui personal computer la lista è stata trovata.

Diversa la spiegazione dello stesso Anemone: i codici si riferivano agli anni in cui i lavori, o i preventivi e sopralluoghi, erano stati effettuati, accompagnati da un numero d’ordine. Tra le irregolarità sospettate dalla Guardia di Finanza, anche il sistema di fatturazione tra la Maddalena Scarl, la società consortile creata per i lavori del G8, e la stessa Impresa Anemone Costruzioni, che faceva parte dello stesso consorzio. Nel complesso, sostengono gli investigatori, ci sarebbe stata una ”falsa rappresentazione dei fatti gestionali nelle scritture contabili obbligatorie attuata con l’utilizzo di mezzi fraudolenti, sicuramente tali da costituire un ostacolo all’accertamento della reale situazione contabile”.