Inchiesta sulla mafia, Lombardo: “Un piano per abbattermi anche fisicamente”

Pubblicato il 13 Aprile 2010 - 18:15 OLTRE 6 MESI FA

“Un’aggressione mediatica congegnata da menti raffinate”. Così il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, ha definito nel corso del suo intervento all’Assemblea regionale siciliana la fuga di notizie sull’inchiesta della procura di Catania in cui è indagato per concorso in associazione mafiosa. Il Governatore ha definito la sua “una vicenda giudiziaria da contorni nebulosi”, e ha sottolineato per due volte “di non avere ricevuto a tutt’oggi neppure un avviso di garanzia”.

“Il 9 dicembre dissi in quest’aula che subivo uno stillicidio di insulti ispirato da un tavolo trasversale ai partiti in cui si è progettato di far cadere il Governo e la legislatura con mezzi politici, se fosse bastato, con mezzi mediatico-giudiziari, qualora non fosse bastato il primo metodo, o anche fisicamente se non fossero bastati i primi due piani” – ha detto in aula all’Ars il Presidente della Regione Siciliana.

Mafia, sanità e rifiuti. «Può apparire incredibile che per una vicenda giudiziaria che investe il presidente della Regione e che mette a repentaglio la sopravvivenza del governo che presiedo e dell’Ars, chi vi parla non abbia ad oggi ricevuto neppure un avviso di garanzia» ha sottolineato Lombardo, specificando di non aver mai incontrato i boss della cosca Santapaola. Lombardo ha rivendicato l’azione di rigore del suo governo nel settore della sanità e dei rifiuti, che ha portato a sensibili risparmi, e ha parlato “di un clima diverso fatto di valori diversi, non di favori e raccomandazioni”.

«Questa legislatura deve andare avanti per continuare questo difficile percorso, nonostante le pressioni, le previsioni sinistre riportate in alcune conversazioni e pronunciate dai suoi riferimenti politici. E credo che non basti neppure questa legislatura, bisogna continuare anche nella prossima, certo con nuovi Presidenti» ha aggiunto il governatore siciliano. «Posso affermare che questo governo ha assestato i colpi più micidiali che siano stati mai assestati a Cosa Nostra» ha detto nel suo discorso il presidente della Regione siciliana.

Il termovalorizzatore. “I nomi e i cognomi, i nomi e i prestanomi sono contenuti in una relazione che abbiamo presentato alla Procura della Repubblica di Palermo” ha dichiarato Lombardo, parlando del progetto di un termovalorizzatore a Paternò, in Provincia di Catania, “dove doveva nascere la società Altecoen che faceva capo al capomafia della Sicilia orientale”, Nitto Santapaola. “Basterà – ha aggiunto Lombardo – accertare proprietà, passaggi proprietari e valori di vendita, con nomi e cognomi che sono scritti sulle carte, dove ci sono anche le contrade e le discariche più o meno abusive. Lì si costruivano mattoni confezionati da argille contaminate. E’ tutto nella relazione che abbiamo consegnato alla Procura”.

“A Paternò avrei favorito illeciti, in contatto con tale Carmelo Frisenna, detenuto da oltre un anno per reati di mafia. Secondo costui, il capo dei progettisti di un’opera pubblica sarebbe stato mio genero, come risulta da un’intercettazione. Io non ho generi, ho figli maschi e non ho all’orizzonte neppure nuore”, ha spiegato Lombardo, che ha aggiunto: “Dalle conversazione di Frisenna emerge un mio frenetico lavorio alla vigilia delle regionali del 2008. Da una delle intercettazioni c’é conferma del rapporto di appartenenza totale di Frisenna al deputato nazionale Torrisi e al senatore Firrarello – entrambi componenti della commissione antimafia – che viene definito il suo padrino”.

Lombardo ha sottolineato che la “telefonata è stata riportata da un settimanale locale. Nella conversazione egli esalta il suo leader: ‘Lombardo mi sta bene, tanto muore di morte naturale, lo fanno ‘attaccaré (arrestare ndr), te lo dice il sottoscritto, per una sciocchezza, per le assunzioni alla multiservizi. Sono preparati, agguerriti, la sinistra”. “Insultato e aggredito – ha continuato il governatore – avrei favorito un illecito e ne avrei avuto vantaggi elettoralmente con questo tizio. Ma questo accadeva a Paternò, comune su cui grava una richiesta di scioglimento del Consiglio comunale. Su quel territorio doveva sorgere uno dei quattro termovalorizzatori siciliani”.

Le intercettazioni. «Chiedo scusa se involontariamente ho determinato un equivoco, che voglio chiarire oggi – ha precisato inoltre il presidente della Regioni siciliana: parlando di invio di ispettori a Trani, non invitavo il ministro della Giustizia a fare la stessa cosa a Catania, dove veniva aggredito mediaticamente il presidente della Regione grazie a una fuga di notizie che la Procura ha definito dovuta a una ‘”manovra politica”, semmai – ha sottolineato il governatore – facevo notare una palese disparità, cioè un intervento fulmineo in un’altra Procura, dove si era registrata un’analoga fuga di notizie, tra l’altro con gli stessi giornalisti, stavolta a carico del presidente del Consiglio». Sulle intercettazioni, il governatore è chiaro : “Chiedo al ministro della Giustizia, Angelino Alfano e ai deputati, che non si abolisca lo strumento delle intercettazioni, mai privare di questo strumento importante chi lotta la mafia”.

“Non sono in difficoltà”. Lombardo dice ancora di non essere in difficoltà dal 29 marzo (giorno della notizia dell’inchiesta della Procura di Catania): “non ho motivo di essere io in difficoltà”, spiega.”Anzi, dal 29 marzo questa Ars deve sentirsi più libera e più forte e determinata ad andare avanti’. Per i mafiosi, spiega il governatore, “un governo autonomista e’ una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi, per loro e’ una questione di sopravvivenza”.