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Incidenti sul lavoro: azienda assolta perchè “pericolosa ma senza scopi di lucro”

di Alessandro Avico |28 Marzo 2013 20:19

MILANO – Alla Sifte Berti, grande azienda di logistica dell’hinterland milanese, dove un operaio morì schiacciato da un camion, c’era ”un’allarmante situazione di trascuratezza e inadeguatezza delle misure di prevenzione” e venivano fornite ”lacunose informazioni agli autotrasportatori che giungevano per le operazioni di carico e scarico”. Un quadro che non è però bastato, comunque, per riconoscere la responsabilità amministrativa della società che era imputata in base alla legge 231 del 2001, in relazione alla morte del lavoratore. Il gup di Milano Alessandra Simion, infatti, ha deciso di assolverla perchè non ha ”tratto un vantaggio economico dal risparmio dei costi in materia di sicurezza”.

L’8 maggio 2009, allo stabilimento di Lainate (Milano) gestito dalla Sifte Berti spa si verificò un incidente e un lavoratore straniero, dipendente della cooperativa “Siria” alla quale erano stati appaltati i servizi di magazzinaggio, venne investito da un camion durante un’operazione di scarico merci e morì due giorni dopo. Quattro persone sono poi finite a processo con l’accusa di omicidio colposo nel processo con rito abbreviato e, lo scorso 13 dicembre, il gup ha assolto l’amministratore unico della società, Franco Berti, difeso dall’avvocato Giovanni Briola e un ghanese che era alla guida dell’autocarro.

Sono stati condannati a un anno e 4 mesi gli altri due imputati: l’amministratore della cooperativa e quello della ditta di autotrasporti. A processo, come persona giuridica, c’era anche la Sifte Berti – difesa dai legali Matteo Pagani e Daria Pesce – per cui è arrivata l’assoluzione. Nelle motivazioni, depositate nei giorni scorsi, il gup chiarisce che nello stabilimento di Lainate c’era un ”pericolo di contatto/investimento tra i mezzi (…) e i lavoratori”, un rischio ”in ordine al quale non risultano essere state adottate misure di prevenzione e protezione”. E sottolinea ”la mancanza di informazione dei lavoratori circa i rischi in esame e le modalità corrette di agire”, tanto che nel 2007 si era verificato un altro incidente simile e ad un operaio era stato amputato un dito.

”Ulteriori profili di colpa ascrivibili alla Sifte Berti spa – scrive ancora il gup – sono rappresentati dal fatto di non aver adeguatamente verificato l’idoneità tecnica delle imprese appaltatrici e subappaltatrici”. Un quadro di ”violazioni di particolare gravità” che, però, non è sufficiente, secondo il gup, per riconoscere la responsabilità della società, perchè ”si ritiene che non vi siano elementi certi dai quali desumere che la Sifte Berti abbia tratto un vantaggio economico dal risparmio di costi in materia di sicurezza”. Per il giudice, semmai, ”era la società subappaltatrice Siria che avrebbe potuto trarre un eventuale vantaggio economico”.

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