”Mi ha insultato e sputato, l’ho colpita”. Così ha detto Alessio Burtone, l’aggressore dell’infermiera romena, uscita oggi, 12 ottobre, dal coma ma ancora ricoverata dopo essere stata raggiunta da un pugno, all’uomo che l’ha fermato dopo l’aggressione nella stazione della metropolitana. La persona vestita di scuro che, come appare nel filmato, blocca l’aggressore è un sottufficiale delle Capitanerie di porto.
I due avrebbero litigato all’interno di un bar che funge anche da biglietteria, per una fila non rispettata. Nel locale avrebbero iniziato a insultarsi, ma la lite si è protratta anche all’esterno, nella stazione, dove l’uomo ha colpito l’infermiera.
Burtone non è un pregiudicato ma ha a suo carico una denuncia per lesioni. La vittima, una romena di 32 anni, lavora come infermiera nella clinica fisiatrica Villa Fulvia, in via Appia a Roma.
Il sottufficiale delle Capitanerie di porto che ha soccorso la donna ha raccontato all’Ansa: ”Finito il lavoro, camminavo verso il vagone della metropolitana per tornare a casa, dirigendomi a prendere il treno alla stazione Anagnina ho raggiunto una coppia che discuteva. L’impressione è stata quella che si trattasse di due fidanzati che litigavano”.
”Li ho superati – prosegue – e subito dopo ho sentito un tonfo sordo, era il corpo della donna che cadeva a terra. Mi sono girato e ho visto l’uomo che prima discuteva con lei che si allontanava incurante”. ”Come chiunque, in un Paese civile, avrebbe fatto – aggiunge – l’ho fermato e, qualificandomi agente di polizia giudiziaria, ho richiesto i documenti per identificarlo. Quando gli ho chiesto cosa fosse successo mi ha risposto: ‘mi ha insultato e sputato, l’ho colpita”’. L’aggressore, secondo il sottufficiale, era visibilmente alterato. ”Insieme – conclude – siamo tornati verso la donna stesa a terra intorno alla quale si era, intanto, radunata gente e gli uomini delle forze dell’ordine che le prestavano soccorso”. Poi l’aggressore è stato preso in consegna dai carabinieri.
La madre di Burtone difende suo figlio: ”Chiedo scusa a nome di mio figlio che non pensava di aver provocato tutto ciò. Da venerdì stiamo pregando perché la signora si risvegli. Voglio però anche dire che mio figlio non è un mostro, né un pregiudicato, ma un normale ragazzo di 20 anni. Non è vero che ha precedenti: due-tre anni fa è stato querelato per una discussione in strada con alcuni ragazzi”.
I commercianti della stazione Anagnina danno la loro versione dell’aggressione: ”Se l’è cercata. Lui era passato davanti alla donna mentre erano in fila ma la romena poi ha cominciato a prenderlo a calci e pugni, rincorrendolo mentre andava via e insultandolo con frasi come ‘sei un porco’. Non c’è stato alcun pugno da parte del giovane, e lui si stava solo girando con il braccio per allontanarla e le diceva ‘falla finita”’. Alla stazione Anagnina alcuni commercianti, che dicono di aver assistito all’episodio dell’aggressione della donna finita in coma, difendono il giovane e cercano di minimizzare l’accaduto.
Difesa strenua e, a volte, imbarazzante che sconfina nell’omertà visto che c’è anche chi nega la vicenda ripresa dalle telecamere. ”In 60 anni non avevo mai visto una donna picchiare un uomo – ha proseguito un commerciante della stazione – E’ deplorevole, ha cominciato lei”. Al bar della stazione, alla cui cassa che funge anche da biglietteria è cominciata la lite, nessuno vuole riferire quello che è successo. ”Una donna in coma? Non sappiamo nulla e qui non è successo niente”, ripetono alla cassa.