TRIESTE – L’Inps lo crede morto e quindi scrive alla sua presunta vedova per chiedere indietro una parte di pensione percepita in modo illegittimo. Solo che lui è vivo e in perfetta forma.
Una vicenda, l’ennesima, di burocrazia impazzita che arriva da Trieste. L’uomo l’ha raccontata al giornale locale Il Piccolo. Perché la sua non è solo la storia di un banale scambio di persona, è la prova provata che nel sistema qualcosa non funziona.
Il pensionato, infatti, una volta letta la lettera ha subito capito che si trattava di un caso di “quasi omonimia” (nel cognome una lettera era diversa). E quindi ha fatto la cosa più logica del mondo. Ha chiamato l’Inps per sentirsi dire qualcosa che ha dell’incredibile: intanto paghi il non dovuto poi aspetti il rimborso. Soluzione che l’uomo non ha accettato.
Così il Piccolo:
L’uomo non ci sta a sborsare una somma inutilmente e decide di spedire una raccomandata con ricevuta di ritorno alla sede dell’Inps dalla quale è stata inviata la prima lettera. Chiede delucidazioni, chiarimenti sul nome e il cognome trascritto, sottolinea la sua reale identità e soprattutto ribadisce come lui sia vivo e vegeto. «Il 22 settembre ho spedito la raccomandata, che mi risulta correttamente ricevuta, ma finora non ho ricevuto alcuna risposta»