Insegnanti di sostegno al Sud: fabbrica di cattedre e scorciatoia per diventare di ruolo. E i disabili si molptiplicano

Il sospetto è agghiacciante, ma i numeri non mentono: nel Mezzogiorno, pur di accedere a una cattedra di professore, si moltiplica ad arte il numero dei disabili nelle scuole. Sì, perchè in questo modo servono più insegnanti di sostegno, qualifica che fa premio per scalare le graduatorie per l’assunzione a tempo indeterminato. Un’inchiesta di Gian Antonio Stella sul “Corriere della Sera”, che riprende un dossier di “Tuttoscuola”  rivela che la crescita dei portatori di handicap al sud è dieci volte superiore a quella degli studenti. In quindici anni i docenti per ragazzi in difficoltà sono triplicati.

Il tema è serissimo, sulla tutela degli alunni portatori di handicap non c’è proprio nulla su cui scherzare. E’ stata una conquista di civiltà, che, tuttavia, non merita di diventare oggetto di lucro. Più insegnanti ci sono meglio è.  Ma appare incomprensibile, o forse lo è fin troppo, che se il numero maggiore di disabili si concentra al Centro e al Nord Ovest, “lo Stato destina gli insegnanti di sostegno soprattutto al Sud e sulle Isole”.

Il dossier continua la triste disamina, sottolineando come tra gli incarichi , “i posti stabili (immissioni in ruolo a tempo indeterminato) siano offerti molto di più proprio al Sud e nelle Isole che nel resto del paese: il 52% dei posti sono infatti assegnati al Meridione”. Dove vive il 27% degli italiani e dove “risultano (sulla carta) il 40% degli alunni bisognosi di appoggio”, rileva ancora Stella.

A questo punto ci si dovrebbe interrogare su questa figura dell’insegnante di sostegno. Dopo 5 anni si guadagna l’assunzione con la possibilità di accedere all’insegnamento tradizionale. Per diventare insegnante di sostegno occorre frequentare un semestre aggiuntivo all’università. 400 ore di corso in totale. Un po’ poco: spesso non sanno nemmeno cos’è il sistema di scrittura Braille utilizzato dai non vedenti.

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