Per integrarsi, Erzen può diventare Emilio. Lo ha deciso il Tar della Lombardia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Dicembre 2013 - 00:14 OLTRE 6 MESI FA
Per integrarsi, Erzen può diventare Emilio

Per integrarsi, Erzen può diventare Emilio

MILANO – D’ora in poi Erzen M., immigrato di origine albanese, probabilmente potrà attraversare con più serenità la frontiera italo-svizzera per andare a lavorare, senza essere continuamente fermato per controlli. E magari non sarà più vittima di quei ”gravi pregiudizi” che, a suo dire, hanno caratterizzato la sua vita di straniero in Italia. A lui, infatti, il Tribunale amministrativo della Lombardia ha riconosciuto la possibilità, che finora gli era stata negata, di cambiare il suo nome e di assumerne uno italiano: Emilio.

Con questa sentenza, depositata nei giorni scorsi, il Tar lombardo ha fissato un principio: un immigrato ”che ha già conseguito la cittadinanza italiana” deve poter modificare il proprio nome straniero in uno italiano quando la scelta è dettata dalla ”volontà di una ancora maggiore integrazione non soltanto nell’ambiente di lavoro o nei rapporti interpersonali, ma nella stessa collettività nazionale”.

Erzen M. aveva acquisito la cittadinanza nel 2003, dopo aver sposato un’italiana, e nel 2009 aveva presentato una domanda alla Prefettura di Como, dove risiede, per chiedere di cambiare nome: da Erzen a Emilio. Le norme in materia stabiliscono, tra l’altro, che le istanze per la modifica del nome o del cognome ”devono rivestire carattere eccezionale e sono ammesse esclusivamente in presenza di situazioni oggettivamente rilevanti, supportate da adeguata documentazione e da significative motivazioni”.

La Prefettura aveva bocciato la sua richiesta rilevando che ”nella comparazione tra l’interesse pubblico alla stabilità del nome, apprezzabile nei rapporti con la pubblica Amministrazione e in ogni altro rapporto giuridico e il privato interesse al detto mutamento, è palesemente preminente il primo”. Per questo l’uomo ha deciso di fare ricorso al Tar contro il provvedimento della Prefettura, assistito nella causa dall’avvocato Francesca Vrespa. Nel ricorso ‘Erzen-Emilio’ ha sostenuto tra l’altro che il ”mutamento” del nome è ”necessario”, perché lui lavora in Svizzera e viene spesso ”fermato da parte delle forze dell’ordine” alla frontiera, ”apparendo non verosimile che sia un cittadino italiano”.

I giudici della prima sezione del Tar (Mariuzzo-Simeoli-Fanizza) chiariscono nella loro sentenza di non poter prendere in considerazione il ”disagio” dei controlli alla frontiera, perché l’uomo non ne aveva fatto cenno nella domanda alla Prefettura. Domanda nella quale l’immigrato aveva fatto riferimento, però, ”a situazioni di ‘lacerante vergogna’ nei rapporti con i terzi e di ‘gravi pregiudizi’ scaturenti dall’immediata conoscenza della sua origine albanese tratta dal nome che porta, il che potrebbe in futuro pregiudicare la crescita di un figlio della tenera età di sei anni”.

E i giudici, oltre a sottolineare la ”peculiarità della vicenda”, gli hanno dato ragione, spiegando che il fatto che l’uomo venga già chiamato ‘Emilio’ dai suoi conoscenti conferma la sua ”aspirazione” ad integrarsi sempre di più. Aspirazione che deve trovare ”definitivo riconoscimento anche davanti alla legge, sancendo dunque in modo definitivo l’avvenuto ingresso nel nuovo Paese”. La richiesta di cambiare nome, dunque, conclude il Tar, va accolta perché accompagnata da ”una significativa e assai apprezzabile motivazione”. Erzen, dunque, può diventare ufficialmente Emilio, nome ”con il quale è ormai da anni chiamato nella vita lavorativa e tramite il quale avverte felicemente la sua avvenuta integrazione nella collettività italiana”.