Interessi sugli interessi: banca livornese costretta a restituire 37mila euro a due clienti

Una filiale di Banca Intesa

In termini tecnici si chiama anatocismo ed è la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché essi siano a loro volta produttivi di altri interessi: in pratica è il calcolo degli interessi sugli interessi. In Italia la legge autorizza il pagamento degli interessi legali sulle quote di debito (capitale e interessi) che non sono state regolarmente pagate a scadenza. Ma, secondo quanto ha stabilito il giudice civile, l’agenzia livornese di Banca Intesa ha agito in modo illecito e l’ha condannata a risarcire a due clienti una forte cifra: quasi 37 mila euro.

La storia ha inizio negli ultimi anni Novanta, quando due livornesi piuttosto conosciuti, Ioga e Fralen Patti, soci dell’Istituto Tevenè, una nota scuola privata cittadina specializzata nel recupero di anni scolastici, aprono un conto corrente presso l’agenzia di Livorno di Banca Intesa. Nel corso degli anni, secondo quanto affermato dai due fratelli patrocinati patrocinati dall’avvocato Claudio Stolfi, la banca ha variato il tasso di interesse debitore sullo scoperto di conto, e, soprattutto, ha calcolato degli interessi composti sul debito, che alla fine erano ammontati ad oltre 50mila euro.  I cambiamenti hanno avuto forti ripercussioni sull’andamento dell’azienda e sulla sua gestione, costringendo i Patti a vendere degli immobili per ripianare il debito e a chiedere un risarcimento a tal proposito.

I due hanno chiamato in giudizio Banca Intesa, che dal suo punto di vista sosteneva che non solamente questa situazione non era mai stata contestata (e questo faceva decadere il diritto a impugnarli) ma che il comportamento dell’istituto di credito era stato comunque legittimo. Il tribunale alla fine ha rilevato che in diverse occasioni erano stati superati i tassi massimi di interesse stabiliti dal ministero, e che nel contratto c’erano delle clausole anatocistiche (interessi sugli interessi). Secondo le stime effettuate da un consulente tecnico, alla banca erano stati corrisposti per interessi 50.003 euro, con un’eccedenza rispetto a quanto effettivamente dovuto pari a 36.754 euro.

Così il tribunale ha dichiarato nulle le clausole anatocistiche sulla capitalizzazione trimestrale degli interessi debitori, e ha condannato Banca Intesa a restituire a Ioga e Fralen Patti la somma di 36.745 euro percepita in maniera indebita, circa il 75 per cento di quanto questi ultimi avevano pagato per interessi nell’arco di alcuni anni. Il giudice allo stesso tempo ha invece rigettato la richiesta di richiesta di risarcimento avanzata dai Patti, in quanto non era stato provato che le compravendite immobiliari da loro poste in essere fossero collegate alla necessità di ripianare lo scoperto di conto con la banca.

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