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Irene Focardi, contro Davide Di Martino federe, vicina e compagno di cella

di Alberto Francavilla |3 Aprile 2015 18:16

Irene Focardi, contro Davide Di Martino federe, vicina e compagno di cella (foto Ansa)

FIRENZE – Nuove prove e nuove testimonianze contro Davide Di Martino, accusato di aver ucciso Irene Focardi, ex modella trovata morta a Firenze. Scrive l’Ansa che federe di colore rosso compatibili con un lenzuolo trovato dalla polizia a pochi metri del corpo di Irene Focardi sono state sequestrate nell’abitazione dell’uomo, in carcere con l’accusa di averla uccisa. Nel lenzuolo, continua l’Ansa, rinvenuto nei giorni scorsi dalla scientifica nel fosso scolmatore dove era stato gettato il corpo, erano presenti delle larve, che potrebbero essere compatibili con quelle trovate sul cadavere: sarà l’esame del dna a dare una risposta. Gli esami genetici serviranno a chiarire anche se, come ipotizzano gli investigatori, il lenzuolo trovato nei giorni scorsi nel fosso e le federe sequestrate ieri in casa di Di Martino facciano parte dello stesso set. Gli investigatori si sono anche informati presso il venditore, che ha confermato che i pezzi del set non sono vendibili separatamente.

La vicina di Di Martino. Sempre l’Ansa scrive che la polizia iniziò a indagare sulla scomparsa di Irene Focardi il 6 febbraio scorso, quando la squadra volante della questura intervenne a casa di Di Martino a seguito di una chiamata al 113 che segnalava una persona con intenzioni suicide. Quel giorno l’uomo, in stato confusionale dovuto all’assunzione di alcolici e psicofarmaci, aveva suonato a una vicina di casa minacciando di suicidarsi e ripetendo che Irene era morta. Quando la vicina gli chiese di farle vedere dov’era Irene, lui rispose che era morta il giorno prima o due giorni prima, e che aveva provato a rianimarla senza riuscirci. In quell’occasione, anche in considerazione del fatto che l’uomo si trovava ai domiciliari proprio per maltrattamenti verso la compagna, la polizia avviò le indagini ed effettuò una prima perquisizione nell’abitazione di Di Martino e negli scantinati del palazzo. Nell’ambito dei successivi accertamenti, nella casa furono piazzate delle microspie. La scomparsa della donna fu denunciata formalmente solo alcune settimane dopo dalla madre, che spiegò di non essersi preoccupata in un primo momento poiché la figlia era solita allontanarsi senza dare notizie di sé anche per lunghi periodi.

Ancora l’Ansa: Le affermazioni che Davide Di Martino fece alla vicina pochi giorni dopo la scomparsa di Irene Focardi, e cioè, che “Irene era morta”, che “aveva cercato inutilmente di rianimarla” e che “il fatto era successo un paio di giorni prima”, devono essere ritenute “una confessione stragiudiziale”. Lo scrive il gip di Firenze nell’ordinanza con cui dispone il carcere per Di Martino. Ascoltato dagli investigatori, Di Martino giustificò poi le sue frasi dicendo: “E’ morta dentro di me, anche se tuttora ne sono innamorato”. Per il gip, questa spiegazione “non convince” ed è da ritenere “falsa”. “Quando Di Martino parla di morte – spiega il gip – si riferisce alla morte fisica e alla disperazione per il gesto compiuto, verosimilmente nell’ambito del burrascoso rapporto di coppia sfuggito di mano, lo ha portato ad annegare la sua disperazione nell’alcol, che però, assunto in maniera incontrollata, gli ha fatto fare affermazioni a loro volta incontrollate e, alla resa dei conti, veritiere”.

Il compagno di cella. L’Ansa aggiunge che mentre era recluso nel penitenziario di Sollicciano, riferendosi a Irene Focardi, Davide Di Martino disse al compagno di cella che “l’avrebbe voluta ammazzare per averlo mandato in carcere, a suo dire, innocente”. Lo scrive il gip di Firenze nell’ordinanza con cui dispone il carcere per Di Martino. Quando Di Martino si ‘sfogò’ con il compagno di cella – tra il marzo e l’agosto 2014 – era in carcere proprio per un’accusa di maltrattamenti nei confronti di Irene Focardi. “L’affermazione, che in una situazione ordinaria lascia il tempo che trova – continua il gip – assume un riflesso del tutto particolare alla luce degli avvenimenti successivi e alla luce della personalità assolutamente violenta di Di Martino”.

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