irene-morta-eutanasia irene-morta-eutanasia

Irene muore prima dell’ultimo viaggio in Svizzera: i suoi occhi per la libertà di eutanasia

irene-morta-eutanasiaROMA – Irene muore prima dell’ultimo viaggio in Svizzera: i suoi occhi per la libertà di eutanasia. Un grande sorriso pieno di vita. Eppure per Irene la vita si è conclusa troppo presto: è morta a 30 anni per un cancro ai polmoni. Aveva predisposto tutto per andare in una clinica Svizzera ed ottenere il suicidio assistito, ma non ha fatto in tempo.

La morte è stata più veloce. Proprio il sorriso ed i grandi occhi di Irene sono il nuovo ‘volto’ della campagna per ‘l’eutanasia legale’ promossa dall’Associazione Luca Coscioni che, dopo la battaglia che ha portato all’approvazione della legge sul Biotestamento, si prepara ora ad una nuova sfida: “Penso che i tempi possano essere maturi – afferma il segretario dell’associazione, Filomena Gallo – ed il consenso tra gli italiani è ampio”.

Nel video-appello indirizzato ai politici, Andrea, il marito, racconta la storia di Irene: nel 2015 una diagnosi di adenocarcinoma polmonare al quarto stadio. Una malattia che non ha impedito però a lei e Andrea di essere felici, viaggiare, adottare un cane, sposarsi. Irene aveva già contattato la clinica Dignitas nel gennaio 2016, per poi fare richiesta di assistenza al suicidio nell’agosto 2017 e contattare Marco Cappato al ritorno da un viaggio in camper in Nord Europa.

Irene, però, non ha fatto in tempo ed è morta subito dopo aver presentato tutta la documentazione necessaria ed effettuato il pagamento dell’ultima tranche per avviare la richiesta di “luce verde provvisoria”. Irene, dice Andrea, “avrebbe voluto essere padrona del suo destino ma, soprattutto, avrebbe voluto che il suo caso potesse aiutare chi oggi, nel nostro Paese, lotta per fare in modo che venga discussa ed approvata in Parlamento una legge sul fine vita che possa garantire a tutti di decidere autonomamente e di morire degnamente”.

Anche a chi non può permettersi i costi economici del viaggio in Svizzera, o non è più nelle condizioni per farlo o non può contare su qualcuno che si assume la responsabilità penale di assisterlo. Per questo l’Associazione Coscioni ha scelto lei come simbolo. La richiesta di eutanasia legale, spiega Gallo, “ha un altissimo consenso tra gli italiani: nel 2013 abbiamo depositato alla Camera una proposta di legge di iniziativa popolare a questo scopo, corredata da 70mila firme. Poi, abbiamo continuato a raccogliere adesioni online sul nostro sito e ad oggi siamo a 354mila adesioni”.

La proposta di legge, sottolinea, “è stata calendarizzata ma mai discussa; ha però validità per due legislature; quindi, chiederemo al nuovo esecutivo di prendere una posizione”. Nella proposta, chiarisce Gallo, “si prevede che a chiedere l’eutanasia possa essere il cittadino capace di intendere e volere, che ha una malattia con prognosi irreversibile ed un’aspettativa di vita inferiore ai 18 mesi e con grandi sofferenze. Si chiede anche la depenalizzazione per il suicidio assistito”.

Altro dato emblematico: dal 2015, sono 454 le persone ‘aiutate’ da Marco Cappato, dell’associazione Coscioni, ad avere informazioni sull’eutanasia. Un fatto, questo, che si configura in Italia come reato penale di “istigazione o aiuto al suicidio”. L’obiettivo, sottolinea Gallo, “è una legge laica per la libertà di scelta, che tuteli anche chi, al contrario, non vorrà mai l’eutanasia”. Ma quante chance dà a queste legge di farcela? “Penso che dal mondo politico potrà esserci, oggi, una nuova apertura, perchè – risponde, con un margine di ottimismo, Filomeno Gallo – questa è una richiesta che viene dai cittadini, ed in modo sempre più forte”.

Gestione cookie