ROMA – Un’organizzazione reclutava potenziali terroristi jihadisti in Italia. Un’organizzazione che lavorava tra Italia, Albania e Balcani. Un’organizzazione vicina a Isis, tanto che uno degli arrestati aveva scritto un documento (in italiano) di propaganda dello Stato Islamico: 64 pagine intitolate: “Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare“. In tutto le persone arrestate sono tre: due albanesi (uno vive in patria, uno vicino Torino) e un italiano di origine marocchina che viveva sempre in provincia di Torino. La persona arrestata in Albania, a Kavaja circa 40 chilometri a sud di Tirana, è Alban Haki Elezi, 38, anni, nato e residente a Rasshbull, villaggio di Kavaja.
I tre arrestati erano in contatto, sia telefonico che tramite Facebook, con Anas El Abboubi, uno dei foreign fighters italiani che si troverebbe attualmente in Siria. Lo stesso Anas (arrestato dalla Digos nel giugno del 2013 e poi scarcerato dal tribunale del Riesame), pochi giorni prima di trasferirsi in Siria, aveva effettuato un viaggio in Albania, dove viveva uno dei presunti estremisti islamici bloccati dall’antiterrorismo. E anche nei suoi confronti è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti. Per El Abboubi l’accusa è di “addestramento con finalità di terrorismo”.
L’accusa ipotizzata nei confronti dei due albanesi è di reclutamento con finalità di terrorismo mentre nei confronti del 20enne il reato contestato è apologia di delitti di terrorismo, aggravata dall’uso di internet.
Il giovane, secondo le indagini, era attivissimo su Internet e avrebbe preparato il documento, di cui si è saputo solo lo scorso 28 febbraio, a novembre scorso. Il testo illustra nel dettaglio le attività del Califfato in Siria e Iraq, descrivendolo come uno Stato che offre protezione ai suoi cittadini ed è spietato con i nemici. L’importanza del documento, sostengono gli investigatori, sta non tanto nei contenuti quanto nel fatto che è stato ideato specificatamente per il pubblico italiano. Le indagini hanno accertato che dopo esser stato messo in rete dal ventenne, il documento è stato rilanciato da diversi utenti, attraverso Facebook e siti internet.
La cellula, scrive l’Ansa, era dedita al reclutamento di aspiranti combattenti e al loro instradamento verso le milizie dell’Isis. L’indagine è durata due anni ed è stata coordinata dall’Ucigos e condotta dalla Digos di Brescia con il concorso delle questure di Torino, Como e Massa Carrara. Uomini dell’ Antiterrorismo, della questura di Brescia e del Servizio di cooperazione internazionale di Polizia stanno operando anche in Albania, nella zona di Tirana.