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Un mare di contanti dall’Italia alla Cina: money transfer,mondo sommerso

di luiss_smorgana |9 Gennaio 2012 11:08

ROMA – Ogni anno i cinesi che lavorano in Italia spediscono a casa -ufficialmente- 1,7 miliardi. Solo quelli residenti a Roma mandano una media di 78 mila euro a testa, con un totale annuo di rimesse che sfiora i 900 milioni di euro.

Lavorano in Italia, mantengono la famiglia in Cina: ognuno di loro ha sul groppone tre cinesi in patria e con tutti i soldi che partono dal nostro Paese si potrebbe sostenere più o meno mezzo milione di persone in Oriente, almeno stando ai dati snocciolati da Money Gram International.

Con l’ultima manovra però il limite massimo dei flussi di denaro in trasferta è stato dimezzato a mille euro a settimana. Tutto il resto è sommerso, a nero. Attraverso il money transfer ufficiale si spostano i soldi da un Paese all’altro, attraverso un circuito alternativo alle banche.

Nel 2010 la Cina è stato il primo paese di destinazione delle rimesse dall’Italia, circa il 28% del totale delle transazioni in uscita.

Con l’omicidio di Zhou Zheng e della piccola Joy di soli 6 mesi durante una tentata rapina a Roma, i money transfer sono stati illuminati dai riflettori della cronaca e non solo. Quel mare di contanti spesso anche frutto di attività illecite che parte dall’Italia e arriva fino in Cina è ora sorvegliato speciale.

Mentre il Fisco ha sguinzagliato una task force di 80 ispettori a Cortina per smascherare i poveri con il Suv a Capodanno, c’è un traffico di denaro quotidiano e sistematico che sfugge spesso ai controlli.

Se il governo ha posto un tetto, c’è chi ha trovato gli escamotage per aggirare la regola. Funziona così: c’è un “collettore” che spedisce denaro anche per chi non ha il permesso di soggiorno o per chi nasconde un’altra attività (contraffazione, sfruttamento della prostituzione, etc) e ha bisogno di mandare i soldi in Cina. Una volta che i soldi sono stati raccolti, spiega il generale Leandro Cuzzocrea, “basta un operatore compiacente che fa tutte transazioni sotto la soglia stabilita dalla legge, di 1000 euro a settimana, ma attribuendola a nomi di fantasia”.

Collettore, dunque: forse era proprio questo il ruolo che aveva Zhou Zheng e i suoi assassini lo sapevano. Zhou aveva un tesoro in contanti, lo stava portando a casa -separato dall’incasso del bar- quando i due sicari lo hanno aggredito. La moglie Lia, che era al suo fianco, aveva in borsa diecimila euro, tutti in contanti anche quelli. Nella loro attività, come in quelle di quasi tutti i loro connazionali, non c’era valuta elettronica, ma solo mazzetti di banconote da inviare a casa.

I cinesi maneggiano solo denaro, tanto denaro e i loro killer lo sapevano: la chiave dell’omicidio è stata il money transfer. Ma se ogni anno gli stranieri residenti in Italia dichiarano al Fisco 37 miliardi di euro, la ricchezza reale che producono varca i nostri confini, scompare dall’Italia e probabilmente ci indebolisce: centinaia di migliaia di euro ogni mese fuggono dai controlli fiscali e dalla nostra economia, attraverso quei signori che si presentano0 allo sportello ed estraggono mazzetti di banconote e fotocopie di passaporti. E tutto questo fiume di soldi scorre praticamente incontrollato.

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