L’Italia dei treni patisce, Alitalia vola basso: in rosso per numeri e voli

Pubblicato il 27 Luglio 2011 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA

(Lapresse)

ROMA – C’era una volta il “salvataggio Alitalia” o meglio il salvataggio dell’italianità voluto da Silvio Berlusconi, quello per cui il premier aveva detto: “Al nostro piano si può dire solo sì, non ci sono alternative”. Il Fatto quotidiano rompe il tabù sull’operazione salvagente, trattata finora con le pinze,  per la compagnia italiana risolta con una cordata di privati guidata da Roberto Colaninno, l’uomo che piace tanto a sinistra.

Oltre a essere costata ben 4 miliardi di euro, non ha risolto il grande rosso del numero di voli e degli orari, anzi lo ha peggiorato. Lo raccontano i numeri pubblicati dal quotidiano diretto da Antonio Padellaro: gli aerei sono diminuiti, i dipendenti sfoltiti e il bilancio è in negativo.

Gli aerei erano 230 nel 2008, oggi sono 150. In programma sembrava ci fossero 17 Airbus A330, ma solo 8 sono stati acquistati, oltre a 2 vecchi Airbus Air One.

La flotta era fatta di 21 mila persone, quelli della “vecchia” gestione erano 18 mila più i 3 mila di Air One e invece adesso sono stati ridotti a 15 mila.

Non va meglio sul fronte bilancio visto che la nuova Alitalia nel 2010 è passata a -168 milioni di euro, con i 4,4 miliardi di euro richiesti dai creditori a fronte di 1,5 miliardi di crediti vantati.

La fotografia del Fatto di Alitalia si ingiallisce ancora di più quando ai numeri si unisce la cronaca. E’ quella del dopo rogo alla stazione di Roma Tiburtina.

Alitalia no ci ha proprio fatto una bella figura, visto che di aumentare i voli e aiutare i viaggiatori a partire non si è proprio parlato.

Come scrive il Fatto: “Solo nel pomeriggio di lunedì, dopo che gli italiani in viaggio erano rimasti da domenica in balìa di se stessi, senza alternative ai treni, e dopo che ai centralini della compagnia aerea stavano arrivando richieste di biglietti superiori del 30% alla media stagionale, un comunicato ufficiale ha informato che Alitalia stava opportunamente ampliando la sua offerta.

Perché? “Non con un incremento del numero di voli tra Roma e Milano, però, impossibile da attuare perché grazie al benevolo intervento di Berlusconi di tre anni fa, Alitalia ha di fatto acquisito il monopolio su quella tratta potendo contare sul numero massimo di slot disponibili, cioè di bande orarie per il decollo e l’atterraggio”.

I voli sono rimasti sempre gli stessi dunque, ma Alitalia ha deciso di mettere qualche posto in più mettendo aerei più grandi al posto dei piccoli Embraer o deli gli Md 80. Così sono spuntati quasi il doppio dei sedili in più anche per chi cercava di accaparrarsi tariffe basse.

Il Fatto però fa notare che l’emergenza Tiburtina non è stata subito presa al balzo come un’opportunità: “Gli altri posti sono stati invece venduti con i criteri tradizionali, cioè non è stata considerata l’eccezionalità del momento e quindi non è stato affatto abbandonato o mitigato il sistema di incremento del prezzo, anche notevole, per le prenotazioni arrivate a ridosso della partenza del volo. Considerato che i posti a prezzi economici erano limitati e che date le condizioni molti viaggiatori si sono trovati proprio nella situazione di dover prenotare all’ultimo tuffo”.

Nell’Italia dove la benzina è arrivata a 1,60 euro, le autostrade non sono messe granché e le Ferrovie con l’incidente di Tiburtina hanno mostrato il nervo scoperto della sicurezza, il flop lo hanno fatto pure gli aerei e sembra che il futuro per Alitalia sia già scritto: sarà davvero svendita ad Air France come dice il Fatto?