Guardando più da vicino le cifre, gli italiani, in una scala che va da zero a 500, nelle abilità alfabetiche, fondamentali per vivere e lavorare, riescono a raggiungere un punteggio pari solo a 250, contro una media Ocse di 273, capitanata da Paesi come il Giappone e la Finlandia. La situazione peggiora scendendo al Mezzogiorno e il confronto internazionale diventa più duro se si analizzano le competenze dei laureati.
Infatti l’Isfol evidenzia come ”il deficit del nostro Paese è più accentuato per i livelli di istruzione più avanzati”. Tra l’altro nella Penisola solo pochi, meno del 30% degli adulti, risultano sopra la soglia che l’Ocse giudica indispensabile. E per i Neet, i giovani che né studiano né lavorano, la quota è pari ad appena il 5%.
Tuttavia l’Isfol rileva anche delle piccole note positive, rispetto al passato: ”si riscontra un processo di contenimento dell’analfabetismo, si riduce la forbice tra anziani e giovani”, così come si raccorciano le distanze tra uomini e donne. Passi avanti comunque ancora troppo limitati. Si tratta di numeri che per Giovannini e Carrozza impongono ”un’inversione di marcia”.
L’esecutivo si dice preoccupato soprattutto per i Neet. Con il decreto Lavoro dello scorso giugno e il decreto Scuola approvato a settembre, ”sono stati stanziati complessivamente oltre 560 milioni di euro per il triennio 2013-2015”, ricordano i due ministri che sottolineano come per identificare ulteriori interventi sia stata costituita ”una commissione di esperti”, chiamata a ”proporre specifiche misure”. L
‘associazione sindacale Anief intanto sollecita ”obbligo dell’istruzione a 18 anni, più ore in classe e riforma dell’apprendistato”; mentre il leader di Sel, Nichi Vendola, ritiene necessario un ”piano straordinario”.