Jolly Nero impazzita, motore bloccato. Porto di Genova: i perché della strage

GENOVA – Sette morti e una speranza: quella di trovare vive le due persone ancora disperse. Una è sopravvissuta. Gli altri sono stati sepolti nel mare o sotto le macerie del porto di Genova, travolti nello schianto di una nave portacontainer con la torre di controllo. Un mercantile di 40mila tonnellate impazzita, che è finita contro il molo.

La Jolly Nero non doveva stare lì, non doveva fare manovra lì. Invece l’ha fatta. Finendo con la poppa dentro al grattacielo di vetro e cemento, che si è aperto quasi fosse di sabbia, ed è venuto giù di schianto in tutti i suoi 50 metri di altezza.

Dentro, a quell’ora, le 23:30 di martedì, c’erano almeno quindici persone. Era il momento del cambio di turno, il più affollato della giornata. Alcune di loro erano sull’ascensore. Lì sono rimaste quando è finito in mare, in una trappola mortale.

Spetterà alla Procura di Genova, che ha già aperto un’inchiesta contro ignoti per omicidio colposo, capire di chi è la responsabilità di quelle morti. Capire se anche qui c’è un “comandante Schettino”. Al momento si sa che al timone non c’era il comandante della nave, ma un pilota. E che uno dei motori si è bloccato all’improvviso, facendo sbandare la nave verso terra. A quel punto la poppa del mercantile ha urtato con violenza contro la torre e l’ha abbattuta.

Ma come ha detto Luigi Merlo,presidente dell’Autorità portuale di Genova, “la nave Jolly Nero non doveva essere lì. La nave della compagnia “Ignazio Messina” è una portacontainer lunga 239,26 metri e larga 30,50 metri. Troppo grande per potersi muovere in quello stretto di mare. Per questo “è davvero difficile riuscire a spiegare cosa sia successo, perché la nave non doveva essere lì”, ha detto Merlo. “La nave stava uscendo, di questo siamo certi. Ma una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì. E’ davvero inspiegabile al momento quanto successo”.

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