Karen Bergami, via dalla Scuola di Polizia per un tatuaggio: nel frattempo lo aveva anche rimosso

Karen Bergami è stata esclusa dalla Scuola superiore di Polizia per un tatuaggio sul dorso di un piede. Un tatuaggio fatto a 16 anni e nel frattempo rimosso. Lo ha deciso il Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del ministero dell’Interno. Il Tar del Lazio aveva inizialmente dato ragione al commissario.

Karen Bergami esclusa dalla Scuola di Polizia per un tatuaggio

Karen, 32 anni, originaria di Bologna, è stata dimessa dal corso, dopo aver frequentato 16 su 18 mesi complessivi. E rischia di veder svanire il suo sogno di una carriera in Polizia.

La giovane a dicembre 2018 partecipò al concorso per 80 posti, ma la commissione medica l’aveva dichiarata inidonea per il tatuaggio “in zona non coperta dall’uniforme”. Nonostante la candidata avesse già iniziato la procedura di cancellazione, con il laser, con l’ultima seduta circa un mese prima.

Il Tar aveva accolto il ricorso di Karen

Il Tar prima accolse il ricorso cautelare (e venne riammessa con riserva al concorso e poi ai corsi) poi anche nel merito, a febbraio 2020. Nel frattempo Karen Bergami aveva prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica. E la Scuola l’aveva scelta come rappresentante delle donne della Polizia di Stato in un calendario benefico.

Otto mesi dopo la decisione del Tar, con i termini prorogati dal Covid, il Viminale ha fatto ricorso e il Consiglio di Stato ha accolto la sospensiva, a novembre e poi si è pronunciato nel merito, l’8 giugno, dopo un’udienza a marzo.

La bolognese aveva presentato una perizia medico legale per dimostrare che già all’epoca il tatuaggio era rimosso e ha chiesto un’ulteriore valutazione all’ospedale militare di Roma, come accaduto in altri casi. Ma per i giudici “non ha rilievo il fatto che il tatuaggio sia stato completamente rimosso in un momento successivo all’accertamento concorsuale”.

Karen Bergami farà ricorso

A nulla sono valse le obiezioni di poter coprire la zona in questione con un collant. Ora Karen Bergami, difesa dall’avvocato Silva Gotti sta valutando di fare ricorso in Cassazione, di chiedere la revocazione del giudizio amministrativo, o di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

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