Cassazione: non è reato fermarsi a fare pipì in corsia d’emergenza

Fermarsi in auto per espletare un impellente bisogno fisico non è reato, nemmeno se l’incauta sosta provoca un incidente mortale. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, deliberando su un caso giudiziario legato a un incidente stradale avvenuto nel 2006 sul Grande raccordo anulare della capitale.

Luciano D. V. si era fermato nella corsia di emergenza spinto dall’impellente bisogno di urinare, proprio quando sopraggiungeva una moto di grossa cilindrata sulla quale viaggiava Gianluca S.: la moto andò a schiantarsi contro la sua Renault. Il centauro riportò gravissime lesioni, poi morì al Policlinico Gemelli dove era stato ricoverato.

Luciano D.V. era stato denunciato dai familiari del centauro morto, ma il gup del Tribunale di Roma, lo scorso gennaio, lo aveva assolto dall’accusa di omicidio colposo “perché il fatto non sussiste”. Contro questa decisione la vedova, Adriana V., si è costituita parte civile in Cassazione e la linea difensiva è stata proprio quella di contestare il carattere di “atipicità” e “imprevedibilità” del bisogno fisiologico, la pipì, “tanto più in un soggetto adulto”. Nell’ultimo grado di giudizio la parola fine sulla controversia: l’urgenza di fare pipì è ritenuta “un’ incoeribile  necessità fisica anche transitoria che non consente di proseguire la guida con il dovuto livello di attenzione”.

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