ANCONA – Lamberto Duranti: 100 anni fa moriva primo giornalista eroe Grande Guerra. Oggi 5 gennaio ricorre il centenario della morte di un eroe della Grande Guerra, una camicia rossa garibaldina: Lamberto Duranti, primo giornalista caduto al fronte, viene oggi ricordato e la città natale, Ancona, gli rende omaggio con una cerimonia pubblica (“Lamberto Duranti – Un anconetano nella Rossa avanguardia delle Argonne” 1914-1915″, al cimitero delle Tavernelle).
A descrivere l’eroismo di Duranti basterebbe il commosso elogio di un poeta, occasionalmente un nemico, il francese Edmond Rostand (quello del Cyrano): ne “La chemise rouge” si può leggere:
Regardez comment meurt un garibaldien/ Crie un homme en tombant dans la melée ./La France s’agenouille auprés de lui, regarde, / Et grave se reléve en disant: “Il meur bien” (Guardate come muore un garibaldino / Grida un uomo cadendo nella mischia furibonda. / La Francia si inginocchia davanti a lui, osserva, / e s’alza grave peer dire: “Muore bene”)
Lamberto Durantifu il 1° giornalista a morire nella Grande Guerra. Fu uno dei garibaldini della Legione Garibaldina che combatterono nelle Argonne (Francia) dove tra la fine del 1914 e i primi mesi del 1915 caddero 300 soldati ed ufficiali, 400 restarono feriti e un migliaio si ammalarono.
Patriota e di fede repubblicana, Duranti collaborò con vari giornali del partito repubblicano e fondò “La Penna” (pubblicato fino al 1914) assieme al pubblicistica e saggista Camillo Marabini, uno dei più importanti rappresentanti del garibaldinismo post-risorgimentale e
collaboratore del quotidiano repubblicano “La Ragione” e “La Luce”. Era nato ad Ancona il 21/1/1890, figlio di Ulderico.[…] Lamberto Duranti affidò al suo taccuino un drammatico messaggio sulla guerra e sul destino di una generazione: “Ciascuno è pronto a compiere il sacrificio della propria vita pur di scrivere quest’altra fulgida pagina del garibaldinismo…alla baionetta per attaccare una trincea tedesca distante 20-30 metri dalla francese, senza aver modo di passare. Sarà un massacro…io sarò il primo, se comandato, ad avanzare.”
In una sua lettera datata 1° gennaio 1915 (4 giorni prima di morire), indirizzata a Publio Angeloni, così descrisse lo svolgersi della battaglia del 26 dicembre 1914: “Ci siamo battuti da veri leoni. Sono veramente vivo per miracolo. Il Diavolo non m’ ha voluto con sé. Abbiamo combattuto per due ore sotto un turbinio di fuoco … Presto riattaccheremo: forse domenica. Sarò ancora fortunato? Ci credo poco ma… avanti! C’è gloria per tutti qui e bisogna conquistarsela. I tedeschi hanno veduto come sappiamo batterci: lo vedranno ancora perdio! Abbiamo sposato la santa causa francese e per essa daremo l’ultima stilla di sangue; italianamente”. (Sergio Sparapani, Il Messaggero di Ancona)