Lampedusa: “Derubarono i profughi siriani dopo il salvataggio”. Indagati i marò

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Novembre 2013 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA
Lampedusa: "Derubarono i profughi siriani dopo il salvataggio". Indagati i marò

Lampedusa: “Derubarono i profughi siriani dopo il salvataggio”. Indagati i marò

ROMA – Lampedusa: “Derubarono i profughi siriani dopo il salvataggio”. Indagati i marò. Sarebbe davvero una disdetta feroce per l’onore dei soldati italiani se qualcosa di vero confermasse quanto la Procura militare e quella ordinaria di Agrigento stanno vagliando: il furto, dopo il salvataggio a 30 miglia a sud-ovest di Lampedusa del barcone stipato da profughi siriani il 25 ottobre scorso, di “oro, cellulari e 80 mila tra euro e dollari”. Le prime denunce risalgono a pochi giorni dal fortunato e tempestivo intervento della corvetta militare “Chimera“: alcuni dei 95 profughi, tra cui 25 minorenni e 22 donne, una volta sbarcati a Porto Empedocle hanno presentato denuncia alla Polizia da cui sono scaturite le inchieste.

E oggi, documentano Francesco Viviano e Alessandra Ziniti de La Repubblica, ci sono i primi indagati. Militari della marina Italiana, marò: l’ipotesi di reato è furto aggravato. Sulla corvetta, quel giorno sono presenti anche i marò del  Battaglione San Marco: fra loro c’è chi si occupa della perquisizione dei profughi appena imbarcati. Questa la testimonianza di una donna che ha fatto denuncia:

Ci separarono dai nostri bambini mentre iniziarono a perquisire noi donne : alcune avevano nascosto i beni più preziosi nel reggiseno, altre nelle mutande. Io, per esempio, avevo cucito all’interno della mia biancheria intima più di 5 mila euro. Ma ci sequestrarono tutto: l’oro, i dollari, i cellulari. Chiesi più volte come avrei potuto recuperare i miei effetti personali, facendogli presente che erano l’unica possibilità per farci arrivare a destinazione. Ma quelli provavano a rassicurarci: “Mettiamo a ciascuno, in un sacchetto numerato unico, tutte le proprie cose e ve le riconsegniamo appena scesi”. (La Repubblica, Francesco Viviano e Alessandra Ziniti)

Il racconto successivo speriamo davvero non tenga conto delle conseguenze del panico e della confusione seguiti al naufragio e al salvataggio. Perché, sempre secondo le testimonianze, le donne restano separate a lungo dagli uomini, non possono raccontare loro che i loro averi sono stati temporaneamente confiscati. La sorpresa quando gli vengono riconsegnati i sacchetti è desolante: banconote libiche o siriane ci sono tutte, mancano i dollari, gli euro, gli oggetti di valore. Una prima stima, fatta dai profughi e consegnata agli inquirenti contiene la sparizione di 64 mila euro e 25 mila dollari all’incirca.

L’inchiesta aiuterà a fugare i dubbi. Per ora lo Stato Maggiore della Marina si limita a confermare le indagini e spiegare le regole d’ingaggio in casi come quello di Lampedusa: “Al momento sono in corso da parte della magistratura ordinaria e militare gli accertamenti del caso, oltre ad una inchiesta interna da parte della Marina Militare”. Viene comunque sottolineato che “la procedura in vigore a bordo delle navi della Marina impegnate nell’operazione Mare Nostrum prevede all’atto delle operazioni di trasbordo dei migranti” un “accurato controllo delle persone, operato dal team brigata Marina San Marco e dal personale femminile di bordo, avendo cura di restituire gli effetti indossati e ritenuti non pericolosi agli interessati senza operare nessuna sottrazione”. Si aggiunge inoltre che, in relazione all’episodio specifico, “parte degli oggetti in possesso dei migranti, a causa delle precarie condizioni di galleggiabilità, sono stati abbandonati dagli stessi sul barcone successivamente affondato”.