CHIETI – Ha confessato lo studente diciottenne: è stato lui ad uccidere Silvia. Le ha stretto le mani intorno al collo fino a soffocarla, poi l'ha nascosta, mezza nuda, sotto al letto. Quindi si è impossessato di chiavi, soldi, passaporti, telefonini, ha richiuso la porta di casa e, senza battere ciglio, ha portato tutto nella casa dei nonni dove risiede, poco distante dalla silenziosa strada dove e' avvenuto il delitto.
Ma perché Luca D'Alessandro, studente di istituto tecnico, va da una prostituta appena ventenne, Silvia Elena Manastirenau, e la uccide? Forse da quella ragazza cosi' bella, e che frequentava da una decina di mesi, Luca avrebbe voluto qualcosa in più, un gesto di affetto, un bacio, proprio quella sera. Un bacio negato. Ecco, una prova d'affetto. E di fronte al rifiuto, la lite sarebbe via via degenerata, fino al tragico epilogo. Dunque un litigio nato dal bisogno d'affetto, e non un delitto passionale, secondo i difensori. Questo sta emergendo dall'interrogatorio di garanzia di stamani nel carcere di Chieti.
La parola 'sentimenti' non sarebbe mai uscita dalla bocca di Luca nel corso dell'interrogatorio durato circa tre quarti d'ora, un interrogatorio segnato da una forte componente emotiva e da momenti di silenzio. Ma il ragazzo, alla domanda ''perche' l'hai uccisa?'', non e' riuscito a dare una risposta compiuta.
D'Alessandro resta nel carcere di Chieti, probabilmente il pm Ponziani vorra' sentirlo di nuovo mentre i difensori pensano gia' al processo: il rito abbreviato – secondo il suo avvocato Marco Femminella – e' la cosa piu' logica ''anche se dobbiamo capire le dinamiche che hanno portato a questa situazione''.
L'avvocato conferma che è allo studio l'ipotesi di una perizia sul ragazzo, anche dopo quanto emerso in queste ore. Qualche mese fa, infatti, il giovane, al culmine di una crisi di nervi, aveva messo sotto sopra la casa dei genitori, forse dopo aver assunto qualche stupefacente.
In passato, era stato anche ricoverato per problemi neurologici, e da qui la decisione di trasferirsi a Francavilla, dove risiedono i nonni, gestori di uno stabilimento balneare.
Nei confronti del 18enne le accuse sono di omicidio e rapina, un reato, quest'ultimo, che gli viene contestato perche' ha portato via dall'abitazione della vittima vari oggetti fra i quali il passaporto della donna e i documenti del suo cane, cinque telefoni cellulari, le chiavi dell'appartamento, 1400 euro e valuta messicana. Un'accusa, almeno quella di rapina, che la difesa provera' a smontare. La rapina è una cosa, l''asportazione' di alcuni oggetti sotto choc e' altro, secondo la difesa.