A Landiona, paesino nel novarese che conta appena 600 persone, la grana è scoppiata proprio il primo giorno di scuola. I genitori arrivano a scuola, accompagnano i figli e scoprono che nell’istituto sono iscritti anche 25 bambini rom. I bimbi italiani sono 12, motivo per cui i bimbi rom sono stati iscritti, per poter raggiungere il numero e formare una classe, senza dover privare Landiona della scuola elementare.
Marisa Albertini, il sindaco della cittadina, spiega: “I bimbi rom iscritti sono 25, ma quelli che frequentano le lezioni sono molti di meno. Gli italiani, se vogliamo definirli così, sono una dozzina. Avevamo tentato di accorpare le classi con quelle di Sillavengo, altro paese della zona, per favorire una maggiore integrazione, ma non è stato possibile”.
Francesco Cavagnino, consigliere comunale, definisce “un fatto di gravità assoluta” la decisione delle famiglie di ritirare i bambini: “Questa storia getta discredito su tutto il paese, ma noi non siamo razzisti”. E mentre sul caso Franca Biondelli, deputata novarese del Pd, ha annunciato una interrogazione parlamentare, i genitori hanno comunque portato i loro piccoli in un altro paese vicino, a Vicolungo.
Cambia il paese e la soluzione trovata, ma non la storia. Le famiglie italiane di Costa Volpiano hanno protestato per la presenza di 14 alunni stranieri in una classe con 7 bambini italiani. Stavolta però i genitori dei bimbi non li hanno ritirati, ma hanno ottenuto che gli stranieri fossero smistati in due sezioni.
In entrambi i casi le motivazioni, almeno quelle pubblicamente espresse dei genitori, sono legate all’apprendimento scolastico che temono sia compromesso per i loro figli alla presenza di piccoli stranieri e di piccoli nomadi. A nulla valgono le rassicurazioni degli operatori scolastici, le buone esperienze già compiute, che vedono spesso i bambini marocchini o albanesi o romeni avere un interesse per la scuola, una capacità di concentrazione e di comportamenti più disciplinati in classe.
E pensare che già 10 anni fa a Landiona si tentò di costruire a scuola, con classi miste di italiani e rom, una prima integrazione delle due culture. Esperimento che riuscì ma che a distanza di un decennio non potrà essere ripetuto.