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L’Aquila. Dirigente sospesa (non aveva portato l’acqua): giudice condanna sindaco

di Warsamé Dini Casali |9 Marzo 2015 14:21

L’Aquila. Dirigente sospesa (non aveva portato l’acqua): giudice condanna sindaco

L’AQUILA – Non aveva fornito le bottigliette d’acqua al consiglio comunale riunito in una giornata particolarmente calda: per questo la dirigente comunale Paola Giuliani, 56 anni, era stata punita con una sospensione di tre giorni (senza stipendio) dal sindaco Massimo Cialente un paio di anni fa. Giuliani ha fatto ricorso e il tribunale le ha dato ragione. Condannando il sindaco a 2mila euro di danni per la sospensione e a 10mila euro per il mobbing sempre ai danni della dirigente conseguente a quella prima frattura.

Il protocollo comunale con cui si è arrivati alla sospensione (ne dà conto la Repubblica) è così duro da meritare un approfondimento (e la sanzione del giudice che l’ha trovato irragionevolmente sproporzionato).

«Si ritiene che l’episodio (la mancata fornitura di bottigliette d’acqua, ndr.) debba essere qualificato come una violazione degli obblighi di leale ed efficiente collaborazione con gli organi dell’amministrazione comunale» scrisse il legale del municipio aquilano Domenico De Nardis nel provvedimento notificato il 10 ottobre del 2012 «e si ritiene che nello specifico l’atteggiamento serbato in coincidenza dell’acclarata mancanza di acqua a disposizione del consiglio comunale è atto a denotare il venir meno agli obblighi del proprio ruolo e il disinteresse ad una esigenza reale e ad un diffuso disagio ampiamente avvertito dai consiglieri comunali». (Giuseppe Caporale, La Repubblica)

La dirigente ha ritrovato la serenità per continuare a lavorare:

In questi anni nonostante tutto quello che è successo, non mi sono mai fermata. Ho continuato a impegnarmi per questa città e voglio continuare a farlo. Le bottigliette? Fu un banale disguido. Non mi competeva, ma mi sarei potuta organizzare con altri dipendenti. Ma quel giorno non mi diedero il tempo di farlo. Qualcuno andò in un bar a comperarle. Sono una terremotata anch’io, nel sisma ho perso la casa. E forse la mia unica colpa è di non avere una precisa appartenenza politica.

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