PRATO – L’allenatore ha lasciato il figlio di 15 anni in panchina durante la partita di calcio e il padre non l’ha presa bene. L’uomo infatti si è rivolto ai dirigenti della squadra e li ha aggrediti, picchiando anche un altro papà intervenuto per cercare di sedare gli animi e solo l’arrivo dei carabinieri ha riportato l’ordine. L’episodio è avvenuto mercoledì 22 febbraio al campo dove gioca la Giovanissimi A della Virtus di Comeana, a Carmignano, vicino Prato.
Il quotidiano Il Tirreno scrive che il padre del giovane lasciato in panchina si è presentato alla riunione che era stata convocata dai tecnici e dai dirigenti della squadra con i genitori di un’altra formazione, quella del 2008, e lamentandosi dell’esclusione del figlio:
“Dalle parole si è ben presto passati alle vie di fatto e a farne le spese è stato un genitore dei ragazzi del 2008, che nel tentativo di fare da paciere si è preso un pugno in faccia dal genitore ed è svenuto. Anche il dirigente ha rischiato di essere raggiunto dai colpi, mentre il genitore che voleva fare da paciere è stato soccorso da un’ambulanza. Nella sede della Virtus c’era anche l’allenatore accusato di non far giocare il ragazzo, ma dalla società fanno sapere che non è stato coinvolto nella zuffa. I carabinieri hanno riportato la calma e identificato le persone coinvolte nella zuffa. Il dirigente della Virtus Comeana avrebbe manifestato l’intenzione di sporgere querela contro il genitore violento”.
I dirigenti della squadra vorrebbero dimenticare l’episodio e sostengono che le lamentele del genitore sono infondate, dato che il giovane calciatore ha giocato nella prima parte della stagione e solo nelle ultime domeniche sarebbe rimasto in panchina:
“Alla Virtus fanno notare che la società non chiede rette ai genitori e a Comeana giocano anche ragazzi che da altre parti non verrebbero presi in considerazione. Al quindicenne che si lamentava per il mancato impiego, oltretutto, sarebbe stato promesso che alla prossima partita avrebbe giocato almeno uno spezzone, ma evidentemente il padre ha pensato che il figlio fosse vittima di un’ingiustizia sportiva e, come purtroppo spesso accade, ha aggravato una situazione altrimenti risolvibile”.