ROMA – Mille euro l’anno solo per i pannolini. Senza contare che nel nostro Paese il latte artificiale è il più caro d’Europa: il risultato è che per latte e pappe se ne vanno altri 1458. E poi i biberon: una confezione da quattro può costare fino a 44 euro. Alimenti speciali, scaldalatte, sterilizzatore. E naturalmente vestiti, passeggino e carrozzina. Alla fine un bebè può costare fino a 13500 euro, considerando gli aumenti. I dati li fornisce la Federconsumatori, ma ora qualcosa potrebbe cambiare.
Il ministro per la cooperazione internazionale, con delega alla Famiglia, Andrea Riccardi, ha inviato un esposto al presidente dell’Antitrust per segnalare un fenomeno ricorrente: “Il comparto dei prodotti per la prima infanzia risulta caratterizzato da alcune specificità che incidono sulla formazione dei prezzi e sulla struttura della catena distributiva”. La conseguenza è che “il consumatore si trova obbligato ad acquistare il prodotto di una particolare marca su indicazione del pediatra. Tra l’altro la sostituibilità con prodotti equivalenti, alternativi è piuttosto limitata”.
Secondo l’analisi di Riccardi i principali canali di vendite a cui si rivolgono le famiglie sono farmacie e parafarmacie, “dove i prezzi sono in media più elevati”, fino al 40 per cento in più al confronto con altri Paesi europei. In supermercati e ipermercati l’offerta è più conveniente. “Un grave danno per le famiglie costrette a sostenere un impegno economico esagerato. Negli ultimi anni sembra cresciuta la tendenza a organizzare gruppi di acquisto solidali per ottenere un risparmio”. Non stupisce infatti il fenomeno del pendolarismo: molti italiani, quelli che abitano al Nord naturalmente, si rivolgono ai Paesi confinanti come Austria e Slovenia per comprare i prodotti per i neonati.
Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, ha risposto annunciando l’apertura di una pratica riconoscendo che “i prezzi sono mediamente superiori a quelli praticati nel resto d’Europa. In modo ingiustificato”.