Lavitola resta in carcere: ottiene domiciliari ma manca braccialetto elettronico

Pubblicato il 24 Maggio 2013 - 14:50 OLTRE 6 MESI FA
Lavitola resta in carcere: ottiene domiciliari ma manca braccialetto elettronico

Lavitola resta in carcere: ottiene domiciliari ma manca braccialetto elettronico (Foto Lapresse)

NAPOLI – L’ex direttore dell’Avanti! Valter Lavitola resta in carcere a Secondigliano: nonostante abbia ottenuto gli arresti domiciliari il detenuto Lavitola non può essere rilasciato dal momento che il ministero della Giustizia non gli ha ancora fornito il braccialetto elettronico per il controllo a distanza.

A renderlo noto è il difensore di Lavitola, l’avvocato Gaetano Balice che denuncia: “Lavitola si trova in una situazione paradossale: per la giurisdizione dovrebbe trovarsi già a casa, ma l’adempimento amministrativo non è stato ancora completato”.

Lavitola è al centro di varie inchieste che spaziano dai suoi rapporti con Silvio Berlusconi, agli appalti Finmeccanica, passando per tangenti estere e i fondi all’editoria. Giovedì il Tribunale del Riesame di Napoli, dopo un anno e un mese ha accolto la richiesta di domiciliari. L’istanza riguarda il procedimento che si era concluso a marzo scorso in primo grado con una condanna a 2 anni e 8 mesi per tentata estorsione ai danni di Silvio Berlusconi.

Lavitola, tuttora recluso nel carcere di Secondigliano, a Napoli, è stato autorizzato a trascorrere la detenzione domiciliare nella sua abitazione di Roma. Ma al momento manca lo strumento fondamentale per il controllo a distanza: il braccialetto elettronico.

Lavitola è in carcere dal 12 aprile dello scorso anno, quando giunse a Fiumicino dopo una lunga latitanza in America Latina, trascorsa tra Panama, Brasile e Argentina. Era tornato in Italia con l’intenzione di costituirsi ai magistrati di Napoli che lo avevano indagato con l’accusa di tentata estorsione ai danni del leader del Pdl.

Secondo i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock e il procuratore aggiunto Francesco Greco, il giornalista aveva infatti ricattato l’ex premier chiedendo ingenti somme di denaro e minacciando rivelazioni scomode sulla vicenda Tarantini-escort. Ma all’aeroporto Lavitola si vide consegnare un nuovo provvedimento di custodia in carcere, emesso sempre su richiesta dei pm di Napoli. Le nuove accuse riguardavano un presunto caso di corruzione internazionale, per appalti a Panama, e le irregolarità commesse allo scopo di ottenere i fondi per l’editoria.