Lecce, bocciato per troppe assenze. Tar punisce la scuola: “Troppo severi”

Lecce, bocciato per troppe assenze. Tar punisce la scuola: "Troppo severi"
Lecce, bocciato per troppe assenze. Tar punisce la scuola: “Troppo severi”

LECCE – Lo hanno bocciato per le troppe assenze ma il Tar di Lecce ha punito a sua volta la scuola: “Troppo severi”. Così, dopo aver disposto lo scorso anno la sospensiva della decisione, i giudici amministrativi [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] hanno confermato che si era trattato di un provvedimento troppo zelante e hanno condannato scuola e ministero a pagare le spese legali sostenute dal ricorrente per un importo di 4 mila euro.

Protagonista della storia è un 12enne di Gallipoli (Lecce) non ammesso lo scorso anno alla terza media per aver collezionato ben 335 ore di assenza, oltre il limite previsto dalla legge. I genitori del ragazzino, al termine dell’anno scolastico, avevano fatto ricorso al Tar di Lecce, difesi l’avvocato Luigi Quinto.

Nel ricorso il legale aveva evidenziato non solo come il rendimento scolastico del ragazzino fosse superiore alla sufficienza ma soprattutto come le assenze maturate fossero frutto di problemi legati ad una patologia intestinale oltre che alla difficile separazione in corso dei genitori, con la madre residente a Gallipoli e il padre a Roma.

Oltretutto, ha sostenuto il legale, la scuola non ha mai provveduto ad allertare la famiglia delle assenze che il ragazzino stava maturando. Motivazioni che hanno portato i giudici amministrativi a concedere così lo scorso anno la sospensiva permettendogli di frequentare quest’anno la terza media, fino ad arrivare alla recente sentenza secondo cui

“in presenza di tali elementi l’ipotesi di una bocciatura andava valutata con particolare attenzione e avrebbe necessitato di una motivazione rafforzata, anche alla luce delle possibili azioni che la scuola avrebbe potuto porre in essere nel caso specifico oltre a quelle consuete (ad esempio mediante comunicazioni alla famiglia o la convocazione dei genitori al fine di rendere noti i rischi di una non ammissione), nell’ambito di un rapporto improntato a reciproca e fattiva collaborazione”.

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