BOLOGNA – Con la kermesse del Paladozza di Bologna è partito ufficialmente l’assalto di Matteo Salvini al fortino della sinistra italiana, la Regione Emilia-Romagna, dove si vota il 26 gennaio. A dire la verità la campagna elettorale della Lega è partita da settimane, con Salvini impegnatissimo in città e paesi della regione al fianco della sua candidata, Lucia Borgonzoni. Ma quello bolognese, con un evento all’americana, è stato il kick-off che da ufficialmente il via alle ostilità.
Ostilità che la Lega e Salvini hanno trovato in abbondanza in città: in piazza Maggiore alcune migliaia di persone hanno fatto un flash mob pacifico nel segno delle sardine, il simbolo scelto per l’occasione per ingaggiare con la Lega una guerra di numeri su chi avesse più partecipazione, rispetto all’iniziativa del Paladozza: gli organizzatori avevano annunciato di voler riempire il ‘Crescentone’ della piazza con 6mila persone strette, appunto, come sardine: obiettivo abbondantemente raggiunto, visto che la piazza era gremita. Fra i manifestanti tanti esponenti del Pd ed anche Giambattista Borgonzoni, padre della candidata della Lega.
Fin dalle 18, inoltre, i collettivi universitari hanno portato circa tremila persone in corteo per le strade della città, con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile a un Paladozza blindato da un ingente spiegamento di uomini e mezzi delle forze di polizia. Non sono entrati in contatto perché, al lancio di petardi, fumogeni e palloncini pieni di vernice del corteo che voleva sfondare il cordone, dalle camionette sono stati azionati gli idranti che hanno allontanato il corteo.
Per Matteo Salvini, però, la sfida emiliano-romagnola ha un forte significato nazionale e non ne fa mistero: strappare dalle mani di uno dei due alleati del governo la propria storica bandiera significherebbe creare un problema serissimo a tutta la compagine di maggioranza. E così ha scelto il Paladozza che, oltre che un tempio della pallacanestro italiana, è anche un luogo fortemente simbolico per la sinistra bolognese.
“L’obiettivo – ha detto – è restituire speranza, futuro e libertà d’impresa a tutti gli emiliano-romagnoli e tornare al governo a livello nazionale. Sono orgoglioso che la Lega sia protagonista di questa nuova speranza, per l’Emilia, la Romagna e l’Italia”, ha detto, auspicando “un cambiamento a livello locale, però anche un cambiamento a livello nazionale, perché questo è un governo fondato su tasse, sbarchi, manette e povertà”. Un governo, ha aggiunto, “che fa scappare le imprese e nemico degli italiani e quindi l’obiettivo è restituire speranza, futuro e libertà”.
Lucia Borgonzoni è stata protagonista della serata, anche per sfuggire alle critiche di chi, a cominciare dal suo sfidante Stefano Bonaccini, la accusa di essere costantemente nell’ombra di Salvini. “Non mi vergogno di Salvini – ha detto – a differenza di qualcun altro che vuole nascondere Zingaretti, Renzi e il suo partito. Sono orgogliosissima del partito che rappresento, chi nasconde il Pd lo fa perché quel partito sta mettendo in ginocchio questa Regione”.
Con loro tutto lo stato maggiore della Lega: da Giancarlo Giorgetti a Luca Zaia, da Massimiliano Fedriga a Gian Marco Centinaio, fino a Donatella Tesei, colei che ha conquistato l’Umbria in un’impresa che Matteo Salvini vorrebbe emulare in Emilia-Romagna il 26 gennaio. Solo che l’effetto sarebbe molto diverso. (Fonte: ANSA e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev).