Lega, l’avvocato: “Bonet truffato da millantatori come Belsito”

ROVIGO – L'imprenditore veneto Stefano Bonet, detto lo Shampato, indagato da tre procure con il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito, ''ha esclusivamente pagato delle prestazioni fatturate da societa' o da professionisti che erano dei consulenti commerciali, tra cui anche Francesco Belsito, perche' lo introducessero e per lui dessero garanzie di affidabilita' presso grandi aziende soprattutto del settore della sanita' e delle forniture navali''. Lo spiega all'ANSA il difensore di Bonet, l'avvocato Franco Giomo.

''Purtroppo – aggiunge l'avvocato – le promesse di questi consulenti, tutti regolarmente pagati, restavano tali e non si concretizzavano in possibilita' di lavoro. Per tutto questo Bonet si ritiene vittima di un gruppo di millantatori che lo hanno truffato facendogli spendere molte centinaia di migliaia di euro. Tutto questo risulta dalle intercettazioni telefoniche in possesso degli inquirenti''.

''Il dottor Bonet – spiega ancora l'avvocato Giomo – ha dimostrato di aver solo pagato, per quella che in tutto il mondo e' generalmente definita attivita' di lobby, vari consulenti italiani che gli avevano millantato grandi affari con grandi aziende italiane o straniere. E' importante ai fini processuali aver presente che queste aziende erano societa' eminentemente private e non enti pubblici, quindi potevano affidare i loro lavori a chi volevano. Il problema e' che in Italia non e' regolamentata l'attivita' di lobby, attivita' che normalmente svolgono associazioni di categoria e sindacati e che oggi dovra' essere primo o poi regolamentata in Italia come e' nel resto del mondo, il primo passo di questa nuova regolamentazione e' la possibilita' di fare della class action''.

''Bonet – ricorda il legale – e' un imprenditore con varie aziende con circa 60-70 dipendenti, aziende che producono innovazione tecnologica e ricerca. Tra l'altro finanziano vari convegni universitari e aiutano giovani ricercatori con borse di studio. Le aziende non sono quindi scatole vuote e questo e' stato dimostrato il 3 aprile agli oltre 50 investigatori di tre Procure, Milano, Napoli e Reggio Calabria, che si sono presentati negli uffici di San Dona', Spresiano e Padova''.

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