Lele Mora: tenta suicidio in carcere

L’agente di spettacolo Lele Mora, in carcere da mesi, ha tentato il suicidio in carcere. La notizia è stata lanciata dal sito internet del Corriere della Sera e confermata da un comunicato del sindacato degli agenti di custodia aderente alla Uil, diffuso dall’agenzia Ansa.

Il sindacato delle guardie carcerarie non sembra prendere molto sul serio il tentativo di suicidio, le cui modalità rasentano il comico horror, e inquadra l’episodio in un tentativo da parte di Mora di richiamare l’attenzione del pubblico sul suo caso, che lo vede in carcere da sei mesi, con poche prospettive di uscire in tempi brevi.

Il Corriere.it ha dato la notizia flash alle 21,33 con queste parole in corpo 24  in testa alla home page.: “Milano, Lele Mora tenta suicidio in carcere”.

Alle 22,03 l’Ansa ha confermato il tentativo di suicidio. Secondo l’agenzia di stampa, “Lele Mora ha tentato di uccidersi nel carcere milanese di Opera dov’è attualmente detenuto. Lo riferisce in una nota il segretario generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno. Mora, riferisce il comunicato, ha tentato di soffocarsi con dei cerotti, regolarmente detenuti in cella, sul naso e la bocca. Il tentativo è stato sventato dagli agenti del penitenziario. Uno degli avvocati di Mora, Luca Giuliante, si sta recando presso il penitenziario”.

”Considerate le modalità- ha aggiunto Sarno nel comunicato – più che di un reale tentato suicidio è forse più appropriato parlare di un gesto dimostrativo, che non è escluso possa essere stato messo in piedi per attirare l’attenzione sulla sua vicenda processuale”.

”Il clamoroso gesto – ha sottolineato il segretario della Uil Pa – è solo uno dei circa 1.000 tentati suicidi verificatisi quest’anno nelle carceri italiane, con circa 395 vita salvate in extremis dalla polizia penitenziaria”.

Lele Mora è in carcere dal 20 giugno e ai primi di novembre aveva patteggiato una pena di 4 anni e 4 mesi per bancarotta in relazione al crac della sua agenzia di spettacolo LM Management.

Forse sperava che patteggiando, gli avrebbero concesso gli arresti domiciliari, cosa che non è avvenuta.

Sempre in novembre, su richiesta dei difensori di Mora, il gup di Milano Elisabetta Meyer ha conferito l’incarico a un medico legale per fare una perizia medica, dandogli un termine di 60 giorni per depositarla.

Il giudice nelle scorse settimane aveva rigettato la richiesta della difesa di arresti domiciliari per Mora, ma aveva disposto una perizia medica per valutare le due condizioni di salute e la compatibilità con il carcere.

Più volte i difensori di Mora hanno detto che il talentscout sta molto male in carcere ed è dimagrito oltre 30 chili e in un’occasione è stato anche ricoverato per alcuni giorni dopo un collasso all’ospedale San Paolo.

Il caso Mora era stato sottoposto, il 21 dicembre, anche al tribunale del riesame, che però aveva rinviato la decisione al 4 gennaio.

Negli ultimi giorni c’erano state polemiche giornalistiche fra i quotidiani Corriere della Sera e Fatto, sulla posizione assunta dal primo, attraverso un articolo di Pierluigi Battista, a favore della liberazione di Mora.

Mora è diventato un personaggio di primo piano della cronaca nera e giudiziaria in conseguenza dello scandalo della minorenne marocchina Ruby, che ha coinvolto come principale imputato l’ex primo ministro Silvio Berlusconi.

Dalle intercettazioni disposte dalla Procura della Repubblica di Milano nell’ambito dell’inchiesta, era emerso che Mora, da tempo in cattive acque finanziarie, aveva chiesto un prestito milionario a Berlusconi, che glielo aveva accordato. Sul prestito, era emerso dall’inchiesta, il giornalista Emilio Fede, direttore del Tg4 e compagno di divertimenti di Berlusconi, aveva prelevato un compenso come intermediario.

Mentre la notizia del tentativo di suicidio si diffondeva, si doveva registrare anche la protesta dei legali di Mora.

”Siamo furibondi, nessuno dal carcere di ci ha avvisato e siamo venuti a sapere del tentato

suicidio dalla stampa”, ha detto Luca Giuliante,

uno dei legali di Lele Mora, che si è subito recato nel carcere di

Opera.

Giuliante, che difende Mora insieme con l’avv. Nicola Avanzi, ha spiegato che ”ancora non sa nulla su quanto

sia accaduto”, perché è stato avvisato solo dal collega che ha visto la notizia sui media.

Il legale ha anche detto che nella mattina di venerdì 30

era rimasto nel carcere di Opera per circa un’ora, dalle

12.30 alle 13.30, per aspettare di parlare con Mora per un

colloquio che era stato fissato, ma il personale del

penitenziario gli aveva fatto sapere che il suo cliente non stava bene e quindi non aveva potuto incontrarlo.

”Siamo furibondi, è inaccettabile”, ha detto ancora l’avvocato Giuliante.

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