Leonardo Bertulazzi, l'ex Br libero dopo 8 mesi di carcere: doveva scontare 27 anni Leonardo Bertulazzi, l'ex Br libero dopo 8 mesi di carcere: doveva scontare 27 anni

Leonardo Bertulazzi, l’ex Br libero dopo 8 mesi di carcere: doveva scontare 27 anni

Leonardo Bertulazzi, l'ex Br libero dopo 8 mesi di carcere: doveva scontare 27 anni
Leonardo Bertulazzi, l’ex Br libero dopo 8 mesi di carcere: doveva scontare 27 anni

ROMA – Ex Br libero dopo 8 mesi di cella. La Cassazione, con una sentenza pubblicata due giorni fa, chiude infatti il braccio di ferro della Procura generale di Genova contro la Corte d’Appello ligure che nel giugno scorso aveva dichiarato estinti i reati commessi da Leonardo Bertulazzi.

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Per un pasticcio burocratico il ricorso contro quel provvedimento è infatti “inammissibile” e oggi il 66enne anche per la legge è un uomo libero, nonostante abbia scontato appena 8 mesi di detenzione sui 27 anni a cui era stato condannato.

Bertulazzi è stato membro della colonna genovese dell’associazione terroristica e tra gli ideatori del sequestro dell’imprenditore Pietro Costa. Il cui riscatto, un miliardo e mezzo di lire pagato per la sua liberazione dopo 81 giorni in ostaggio, servì a finanziare anche l’acquisto dell’appartamento di via Montalcini a Roma, dove fu tenuto prigioniero Aldo Moro.

Come ricorda Lodovica Bulian per Il Giornale:

Associazione sovversiva, sequestro di persona, partecipazione a banda armata: due condanne per complessivi 27 anni di carcere inflitte tra il 1985 e il 1986, una latitanza di altri venti in Sudamerica, quindi l’arresto e subito la libertà, senza mai essere estradato in Italia. Ora la prescrizione, con beffa. Il ricorso con cui la Procura generale aveva impugnato la prescrizione evidenziando «la mancata esecuzione dell’ordine di carcerazione di Bertulazzi seguito alla mancata estradizione», è scivolato su un inghippo amministrativo. L’impugnazione è «inammissibile» secondo i giudici di Cassazione, perché «intempestiva»: il ricorso, cioè, è stato presentato oltre il termine dei quindici giorni previsti dalla legge per farlo.

Un ritardo non certo dovuto alla sciatteria della Procura, quanto invece, secondo la ricostruzione dell’iter burocratico, a un «errore materiale» contenuto nel provvedimento che sanciva la prescrizione, dove venivano citati 22 anni di condanna anziché 27. Risultato: il procuratore generale ha atteso la correzione di quell’atto, avvenuta il 3 luglio 2017, per presentare l’impugnazione. Ma ormai era troppo tardi. Secondo la Cassazione, che ha così accolto la tesi della difesa, i termini dovevano infatti decorrere «dalla comunicazione del provvedimento agli uffici della Procura», cioè il 12 giugno. E poi «tale ordinanza – scrive la Corte – è un atto distinto da quello concretamente impugnato». Insomma, un pasticcio. Così per quei ventidue giorni di «ritardo» oggi la prescrizione di Bertulazzi non ha più ostacoli.

 

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