ROMA – “Il femminicidio è colpa delle donne che provocano”. Don Piero Corsi, parroco di Lerici, non si pente delle sue dichiarazioni. Prima il volantino affisso nella bacheca della chiesa di San Terenzio, poi la rimozione. Prima le scuse pubbliche, poi l’accusa al giornalista del Gr1 di Radio Rai: “Se non sei frocio la donna provoca”. E ancora l’annuncio dell’abbandono dell’abito talare, smentito dalla diocesi di La Spezia e in seguito dallo stesso don Corsi. Infine “l’augurio”, non proprio di pace, alla giornalista dell’Agenzia Area: “Spero che le venga un colpo“.
IL VOLANTINO – “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?”. Questo il titolo del volantino che ha scatenato le polemiche intorno alla chiesa di San Terenzio, a Lerici. Don Piero Corsi rilancia l’estratto dalla lettera apostolica ‘Mulieres dignitatem‘ commentata dall’editorialista del sito Pontifex.it, scrivendo:
“L’analisi del fenomeno che i soliti tromboni di giornali e tv chiamano appunto femminicidio. Una stampa fanatica e deviata attribuisce all’uomo che non accetterebbe la separazione questa spinta alla violenza. Domandiamoci: Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise.
Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo. roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?”.
LE PUBBLICHE SCUSE – Il volantino è stato “imprudente provocazione”. Queste le parole di Don Corsi nei giorni scorsi in cui avrebbe chiesto scusa per le sue parole, contestate in primis dai parrocchiani e poi dall’associazione Telefono Rosa, che ne hanno chiesto e ottenuto la rimozione. La vicenda prosegue ed il vescovo della diocesi di La Spezia, Ernesto Palletti, interviene convocando per il 27 dicembre Don Piero Corsi, che nelle scuse fantasma avrebbe dichiarato.
“Voglio scusarmi con tutti per quella che voleva essere soltanto una imprudente ‘provocazione’. In particolare mi voglio scusare con tutte quelle donne che si siano sentite offese in qualche modo dalle mie parole. Affronterò con serenità le decisioni della Curia. Chiedo ai giornalisti un po’ di silenzio”.
“SEI FROCIO?”– Dopo le pubbliche scuse Don Piero Corsi ricade vittima delle proprie dichiarazioni, quando intervistato da Paolo Poggio, giornalista del GR1, che gli chiede se abbia o meno scritto “le donne facciano autocritica quante volte provocano”, il parroco risponde:
“Capisce che se lei una frase la sgancia dal prima e il dopo può dire molte cose diverse da quello che sta dicendo, no? – e alla nuova domanda del giornalista che lo incalza sbotta – . Le torno a ripetere quello di prima: scusi, lei quando vede una donna nuda cosa prova? quali reazioni prova? Non so se è un frocio anche lei o meno: cosa prova? Non è violenza da parte della donna mostrarsi in quel modo lì?”.
PARROCO O EX PARROCO? – La mattina del 27 dicembre la vicenda si complica ulteriormente. L’agenzia stampa Ansa batte la notizia: “Don Piero Corsi abbandona l’abito talare e si è scusa con il giornalista di Radio Rai”. Una notizia smentita poi da monsignor Galantini, portavoce del vescovo Palletti.
Nella notizia Ansa si legge la dichiarazione di “pentimento” di Don Corsi, con relative “dimissioni”:
“Dopo una notte insonne per il dolore e il rimorso per la giusta polemica causata dalla mia ‘imprudente provocazione’ comunico che ho deciso di mettere da parte l’abito talare, del quale mi sento indegno. Spero che la riflessione e la penitenza mi consentano un giorno di riconquistare quella serenità che ho oggi innegabilmente smarrito. Rinnovo ancora più sentitamente le scuse non solo a tutte le donne colpite dal mio scritto ma anche a tutti coloro che si siano sentiti offesi dal mio operato o dalle mie parole, in primis il giornalista verso il quale, in un momento d’ira, ho proferito quella ignobile parola”.
Poi giunge la smentita della Diocesi da Repubblica:
“Non è assolutamente vero. Pochi minuti fa il vescovo monsignor Ernesto Palletti ha parlato con don Piero che gli ha negato di aver scritto la lettera”. Don Piero prenderà invece, su consiglio del vescovo che ha incontrato ieri sera in diocesi, qualche giorno di ferie per riprendersi dallo stress di queste ore”.
“LE VENGA UN COLPO” – La storia va avanti tra dichiarazioni e smentite, ma nell’intervista alla giornalista dell’Agenzia Area il parroco di Lerici non sembra affatto pentito delle sue dichiarazioni, quando le dice: “Spero che le venga un colpo, che lei abbia un incidente”.
SCUSE FANTASMA – Infine anche l’Ansa smentisce il suo comunicato, affermando che la falsità dei comunicati di scuse attribuite a don Piero Corsi. Il parroco di Lerici non è pentito né per le affermazioni contenute dal volantino sul femminicidio, né delle risposte date ai giornalisti.
“MI RIPOSERO'” – Don Piero Corsi, in un video registrato a cura della televisione diocesana che sarà diffuso nel primo pomeriggio del 27 dicembre, avrebbe detto:
“Mi prenderò un periodo di riposo ma non lascio la tonaca. Il comunicato arrivato stamattina è, probabilmente, un fake”. Il sacerdote, dopo le aspre polemiche scatenate dal contenuto del volantino, ha incontrato la sera del 26 dicembre il vescovo Palletti, il quale ha consigliato al parroco di San Terenzo di prendersi ”un periodo di riposo e riflessione”.
Il parroco di Lerici ha poi sentito per telefono il vescovo la mattina del 27 dicembre, ma ”non ho mai detto o scritto di voler lasciare la tonaca”. Probabilmente la mail inviata da un indirizzo uguale al suo è falsa e si tratta di un fake. Anche la Curia ha smentito che don Corsi abbia mai reso noto al vescovo di voler lasciare la tonaca.
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