Libia, Maria Nicoletta Gaida (Ara Pacis): superare rabbia e istinto di vendetta

Maria Nicoletta Gaida

ROMA – “La Libia ce la può fare, ma ha bisogno di essere aiutata”. Lo ha detto all’Agi Maria Nicoletta Gaida, fondatrice e presidente dell’Ara Pacis Initiative, organizzazione globale senza fini di lucro dedicata alla promozione della pace.

“Superare la rabbia e l’istinto della vendetta” sono, ha affermato Gaida, essenziali per la ricostruzione di un Paese nel quale il problema principale consiste nel fatto che ciascuno deve imparare ad ascoltare, riconoscendo la sofferenza degli altri.

Su questo tema l’Ara Pacis ha organizzato nei giorni scorsi un workshop, svoltosi il 4 maggio a Tripoli presso l’Hotel Radisson Blu.

L’evento, come ha sottolineato Gaida, “è diventato una sorta di commissione della verità, perchè poter raccontare significa già togliere meta’ del dolore”. In quest’occasione, è stata lanciata la Libya Initiative (Al-Mubadara Libya in arabo), dedicata alla promozione dei valori della riconciliazione e del perdono e sostenuta dal ministero degli Esteri.

Al workshop hanno partecipato, oltre alla liberiana Leymah Gbowee, premio Nobel per la Pace nel 2011, anche importanti autorità libiche, come i ministri della Cultura, della Difesa, della Giustizia e Juma Ateega, vice-presidente del Congresso Generale Nazionale, che ha lodato questa “positiva azione”, affermando che “con le armi non ci sarà mai dialogo”.

Scopo della Libya Initiative è quello, ha spiegato Gaida, di “lavorare con tutti i settori della società libica, con i rivoluzionari, con le donne, con i giovani, con le vittime degli stupri”. Gli ex prigionieri politici “non vogliono vendetta, ma solo assicurarsi che oggi, nelle carceri, non avvenga ciò che avveniva durante il regime”, ha aggiunto sottolineando che gli ex detenuti e i giovani cadetti di polizia hanno deciso di formare una partnership per fare in modo che quelle violenze non si verifichino mai più.

L’evento ha fornito anche un’occasione per affrontare il problema degli stupri nelle carceri del regime di Gheddafi, durante la dittatura e la rivoluzione; si tratta, ha affermato Gaida, di “un problema gravissimo”.

“La lezione più grande – ha concluso – è che quando la vittima può raccontare, questo è già l’inizio della guarigione”.

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