Lo Uttaro (Caserta), arsenico nei pozzi dell’acqua. “Alta incidenza di tumori”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2019 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA
Lo Uttaro (Caserta), arsenico nei pozzi dell'acqua. "Alta incidenza di tumori"

Lo Uttaro (Caserta), arsenico nei pozzi dell’acqua. “Alta incidenza di tumori” (Foto Ansa)

CASERTA – Arsenico nei pozzi dell’acqua usata per le colture e l’irrigazione: questa la pesante eredità di un insediamento industriale degli anni ’50, l’ex Opificio Saint Gobain, nell’area in località Lo Uttaro, nel comune di San Nicola La Strada, in provincia di Caserta.

A scoprire la contaminazione è stata un’indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere che ha emesso il 7 febbraio corso un decreto d’urgenza, convalidato dal gip, con il quale sono stati sequestrati 12 pozzi utilizzati per uso domestico e irrigazione, nei quali è stata riscontrata una contaminazione da metalli pesanti, in primis arsenico, con valori che in un pozzo sono giunti a superare di 850 volte i valori previsti dalla legge. “L’assoluto allarme destato da tali valori accertati, catastrofici e incompatibili con qualsiasi origine diversa da quella umana – sottolinea il procuratore Maria Antonietta Troncone – ha comportato la necessità di approfondire la storia del sito”.

Così è emerso che l’area oggetto dell’indagine, denominata Piscina Rossa, per un originario invaso di raccolta di acque di questo colore, riceveva le acque di processo dell’ex Opificio Saint Gobain. I pozzi inquinati, infatti, sono stati individuati all’interno del perimetro dell’area.

La fabbrica del vetro fu insediata in quella zona dal 1958. Il processo produttivo, oltre la fase di fusione, ne prevedeva una di ‘affinamento’ e un’altra di ‘ricottura’, con l’impiego di reattivi chimici tra cui l’arsenico.

La Saint Gobin restò operativa fino al 1988, quando avvenne la dismissione e il passaggio di tutta l’area alla Progetto Industrie Srl, che nel 1990 presentò un Piano per la ristrutturazione e riconversione dell’impianto industriale prevedeva la coesistenza nell’area di attività industriali e terziarie.

Il Comune di Caserta l’anno dopo approvava la variazione di destinazione urbanistica. Nel 1996 vennero stipulati due diversi Accordi di Programma fra Regione Campania, Provincia di Caserta, Comune di Caserta, Consorzio Asi e Progetto Industrie Sri, che compirono l’iter di riclassificazione dell’area ex Saint Gobain. La zona presenta anche una vecchia cava di tufo poi utilizzata anche per gli scarti di lavorazione solidi e liquidi dell’ex Saint Gobain e materiali di risulta da terreni di sbancamento e già nel 1981 la Piscina Rossa era completamente interrata.  

“La disastrosa situazione riscontrata comporta la necessità di approfondirne i profili di responsabilità – sostiene la procura – per ora è emerso un quadro parziale che, sebbene non consenta di attribuire precise responsabilità a singoli, evidenzia come la situazione fosse nota dal 2010 ai livelli locali di governo del territorio”.

 

“Nell’area compresa tra Caserta e San Nicola la Strada in cui abbiamo sequestrato i pozzi contaminati – ha aggiunto Troncone – si registra un’alta incidenza di tumori, specie alla prostata, anche se non si può stabilire il nesso di causalità tra l’inquinamento provocato dall’attività industriale e queste morti”. Persino il proprietario di una delle aree sequestrate è morto un anno fa proprio per un tumore alla prostata, “patologia che sembra legata proprio alla contaminazione da arsenico – spiega Troncone – che è la seconda sostanza chimica più cancerogena”. 

Al momento il fascicolo aperto dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere è contro ignoti. I reati contestati sono l’avvelenamento delle acque, il disastro ambientale, fattispecie che riguarda le condotte accertate dal 2015 in poi, anno in cui fu introdotto tale reato; prima del 2015 si procede per disastro generico. “Le indagini proseguono – ha spiegato la Troncone – perché potrebbero esserci responsabilità nelle pubbliche amministrazioni che negli anni non hanno fatto nulla, nonostante tutti, dai cittadini agli amministratori, sapessero dell’inquinamento in atto”.

Gli accertamenti riguarderanno anche il mutamento di destinazione dell’area, da industriale ad area per civili abitazione e insediamenti produttivi. “La variazione avrebbe dovuto comportare una bonifica della zona – ha detto il Procuratore – ma ciò non è mai stato fatto. Nella popolazione abbiamo registrato tanta rassegnazione”.