Con il lockdown ci si aspettava un boom delle nascite in gran parte dell’Italia, nascite che invece hanno subito un crollo del 55%. Insomma altro che baby boom di cui tanto si parlava e che in molti avevano pronosticato vista la situazione del tutti chiusi in casa. Una ricerca condotta nelle città di Milano, Torino e Genova dice che ci sono state fino al 55% in più di culle vuote. I ricercatori spiegano: “Disagio psicologico, ansia, frustrazione e noia possono aver avuto effetto sul desiderio sessuale”.
Il lock down e il crollo delle nascite
Lo studio sui tassi di natalità nelle città di Genova, Milano e Torino condotto dai ricercatori del Policlinico San Martino mostra una diminuzione del 12, 15 e 33 per cento. Lo studio, pubblicato sulla rivista Public Health, ha analizzato le tendenze dei tassi di natalità nell’ex triangolo industriale del Nord Italia durante la pandemia, confrontando i dati raccolti da novembre 2019 a gennaio 2020 con quelli dello stesso periodo dell’anno successivo.
Nel dettaglio, come riporta Repubblica, da novembre 2019 a gennaio 2020, a Torino sono state registrate 1579 nascite mentre, nello stesso periodo di seguente anno, 1043: 536 in meno, con un calo del 33%. Allo stesso modo, nella città di Milano, le nascite registrate sono state rispettivamente 2656 e 2325, con una riduzione del 15%.
Perché il crollo delle nascite durante il lockdown?
“Il motivo potrebbe essere ricercato nei fattori sociali generali. Come ad esempio le diverse età delle popolazioni nelle tre città. Così come nelle misure restrittive attuate, che potrebbero aver influenzato i tassi di concepimento – spiegano i ricercatori – . Disagio psicologico, ansia, frustrazione e noia possono non solo compromettere sociali attività. Ma anche avere un impatto sul desiderio sessuale. Abbiamo poi assistito ad un’inevitabile riduzione delle consultazioni mediche ritenute non urgenti. Tra cui possono spesso rientrare anche le visite per infertilità di coppia, per cui anche questo avrà contribuito a far diminuire le nascite. E bisogna considerare anche la diminuzione dell’intimità per la mancanza di aiuti esterni, costringendo la coppia ad affrontare un carico di lavoro maggiore, trovando poco tempo per la propria sessualità”.