Lockdown, per un anno ogni sei mesi 5 aperti e uno chiuso: così la gente lo sa e si regola Lockdown, per un anno ogni sei mesi 5 aperti e uno chiuso: così la gente lo sa e si regola

Lockdown, per un anno ogni sei mesi 5 aperti e uno chiuso: così la gente lo sa e si regola

Per un anno ogni sei mesi 5 aperti e uno chiuso: così la gente lo sa e si regola, lockdown Covid programmati insomma e slegati dai dati dei contagi e dell’Rt. E’ la ricetta proposta dall’epidemiologo Rodolfo Saracci per superare la strategia “a semaforo” che non ha dato i risultati sperati e salvare salute ed economia. Il tutto contando su una serrata e diffusa campagna vaccinale. Mettere insieme e salvare capra e cavoli non è, storicamente, semplice.

In tempo di pandemia gli ingredienti da salvare e salvaguardare sono la salute in primis e l’economia subito dietro. Per la prima bisogna limitare i contagi mentre per la seconda è indispensabile evitare il più possibile le chiusure degli
esercizi commerciali. Istanze apparentemente e non solo in contraddizione tra loro.

Covid e la strategia del “semaforo”

In Italia, negli ultimi mesi, la strategia adottata è stata quella del “semaforo”, con l’assegnazione di colori e relative restrizioni sulla base dei dati contingenti, da quelli sui contagi a quelli sui ricoveri. Più aumentano questi e più si chiude, in sintesi. Valutazione e cambi di colore fatti e rinnovati settimanalmente seguendo i monitoraggi di ministero e Istituto Superiore di Sanità.

Strategia sinora sostanzialmente fallimentare: i contagi sono stabili, non in calo, e molti settori economici, dalla ristorazione al turismo, in ginocchio. Fiaccati dalle chiusure ma anche dall’incertezza e dall’impossibilità di sapere se e quando si potrà lavorare.

Due lockdown programmati in autunno e primavera

Lockdown stabiliti a priori e indipendenti dalla situazione epidemiologica, potrebbero essere la soluzione. Almeno secondo l’ex presidente dell’International Epidemilogical Association, considerato uno dei padri dell’epidemiologia italiana, Rodolfo Saracci. Chiusure totali di un mese, tra ottobre e novembre e marzo e aprile, in grado di tenere sotto controllo la diffusione del virus.

Chiusure programmate e con date certe in grado di dare certezze a ristoratori, palestre, alberghi e quant’altro sui calendari e in grado di consentire una pianificazione da parte di questi. In mezzo una campagna di vaccinazioni a tambur battente e non un ‘liberi tutti’, ma periodi con restrizioni minori, una fase in cui la vita potrebbe essere vicina alla normalità. Chiaramente con tutte le precauzione del caso, mascherine e distanziamento in primis.

Un sistema efficace?

L’idea di Saracci arriva da un articolo postato sul portale Scienzainrete, dove viene decretata l’inefficacia del sistema sinora adottato, e da un’intervista sul Corriere della Sera in cui l’epidemiologo spiega la soluzione che secondo lui potrebbe tenere sotto controllo la curva dei contagi e allo stesso tempo dare ossigeno all’economia. “La gente – ha evidenziato Saracci – lo sa e si organizza”. Si tratterebbe, nelle sue idee, di un metodo da applicare a livello nazionale e “a prescindere da nuovi ceppi”.

Una programmazione che eviterebbe, ad esempio, la possibilità che possano arrivare ordinanze come quella legata allo sci, giunta poche ore prima che gli impianti riaprissero. Questo per il 2021, contando che per la fine dell’anno i vaccini abbiano raggiunto la maggior parte della popolazione, e non sia necessario continuare anche nel 2022.

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