Lodo Mondadori: Raimondo Mesiano, il giudice-personaggio che nonostante il trasferimento ha accettato la causa

Si sta occupando del Lodo Mondadori ed ha emesso una sentenza che condanna Fininvest al pagamento di 750 milioni di euro di risarcimento nei confronti della Cir di De Benedetti. Il giudice Raimondo Mesiano sta diventando un personaggio agli occhi dell’opinione pubblica, tant’è che Il Giornale ne stila una dettagliata scheda personale, ricordando anche che il giudice accettò il caso Mondadori nonostante fosse stato già trasferito da alla Corte d’appello.

Cinquantasette anni, nato a Reggio Calabria, in magistratura dal 1980, tra gli avvocati civilisti di Milano è noto per la sua statura fuori dal comune, per i suoi maglioni non sempre impeccabili, per la sua abitudine di fumare disinvoltamente durante le udienze e per la sua capacità di trangugiare – sempre durante le udienze – quantità straordinarie di acqua minerale frizzante. Piccoli tratti distintivi che ne hanno fatto un personaggio che non passa inosservato.

Adesso i cronisti lo cercano, ci vogliono parlare, ma lui, a parte le 140 pagine che motivano la sentenza (“Berlusconi è corresponsabile della corruzione”), non parla e non è intenzionato a farlo: «Mi dispiace ma non parlo. Tutto quello che avevo da dire l’ho scritto nella sentenza».

Prima del caso Mondadori, Mesiano era finito sui giornali per cause più modeste, come quando ordinò di anticipare di due ore la chiusura di un bar che faceva chiasso, o quando condannò il Comune per non avere curato la manutenzione del pavè stradale su cui era scivolato un pedone.

Poi, quando a Milano si è sparsa la notizia della sentenza a carico della Fininvest, e si è scoperto che a firmarla era stato Mesiano, molti avvocati sono rimasti stupiti. Anche perché finora il giudice non era mai stato considerato un giudice di manica larga nei confronti delle vittime: «Mi ricordo ancora – racconta un avvocato al Giornale – di un vecchietto che era stato investito sulle strisce pedonali e praticamente ammazzato, lo avevano ridotto con una invalidità del cento per cento. Perché Mesiano gli accordasse un risarcimento ci volle del bello e del buono».

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie